Lo abbiamo detto e stradetto: arrestando López, Maduro ha fatto sì che un leader divenisse in un attimo un martire.
E quando ha deciso di consegnarsi Leopoldo López lo sapeva bene.
Così facendo ha servito su un vassoio d’argento un pretesto al popolo.
Una giustificazione per non mollare, nemmeno tra qualche tempo.
Perchè, si sa, le energie dopo un pò si consumano.
E questi milioni di ragazzi che stanno tenendo duro mettendo a rischio la loro stessa vita devono ricordarsi di prendere fiato ma di non arrendersi.
Se molliamo ora saremo finiti.
Facile dirlo per me che me ne sto comoda davanti ad un pc a Milano.
Difficile per tutte quelle famiglie che stanno perdendo figli, parenti e affetti in questa crudele esecuzione quotidiana.
Un’amica mi ha da poco girato un video straziante che vi invito a guardare. Immagino che chi non parla spagnolo capirá poco se non la palese, devastante, disperazione di questa donna.
Ma guardatelo comunque, magari un paio di volte. La donna intervistata dovrebbe essere la zia di uno dei ragazzi feriti durante le proteste degli ultimi giorni e nel suo sfogo accorato accusa chiaramente questa situazione tremenda.
Accusa Maduro e la sua frode elettorale, il suo aver arruolato una manica di assassini motorizzati da scagliare contro la folla a seminare morte, terrore, proiettili e dolore.
Precisa che non si possa parlare di un Venezuela in Guerra civile. Perchè uno stato di guerra comporta uno scontro alla pari e non degli assassini armati fino alle ossa che sparano a caso su gente disarmata. Ed oltretutto questa è una guerra ideologica, portata avanti da giovani universitari che il governo, anzichè combattere e sterminare, dovrebbe arruolare e sfruttare per apportare migliorie e idee intelligenti al proprio modo di condurre il paese.
E poi, dice la donna, basta con questa storia del fascismo! Basta nascondersi dietro a scuse idiote. Il popolo è uno ed uno soltanto. Senza fazioni inutili. Il popolo è formato da venezuelani. Forti, coraggiosi venezuelani che vogliono smettere di aver paura e pretendono di poter esprimere liberamente il proprio pensiero,come in qualsiasi paese civilizzato.
Leopoldo López, più volte criticato e chiamato “figlio di papà”, giovane rampollo di buona famiglia che vanta anche un dottorato ad Harvard, ha dimostrato al mondo intero di avere palle!
López infatti, come constatano diversi articoli, non è fuggito a Miami quando Maduro gli ha messo alle calcagne i suoi bravi, accusandolo di essere il propulsore di un colpo di stato e responsabile delle morti purtroppo verificatesi.
Non si è rinchiuso in ambasciata chiedendo protezione. Se ne è rimasto buono qualche giorno a studiare quali fossero le mosse da fare e ha annunciato di volersi consegnare nel video che abbiamo visto tutti.
Ricordiamoci il suo ultimo messaggio su Twitter, in cui ha detto a tutti che non si sarebbe comunque arreso e che nessuno avrebbe dovuto farlo.
Questo il messaggio che deve restare. Questo quello che dobbiamo ricordare e per cui non dobbiamo mollare.
E, come giustamente analizzato da periodici locali, con addosso la sua bella camicia bianca, come gli eroi romantici nei quadri che ritraggono le fucilazioni, dopo essersi arrampicato sulla statua di José Martí, ha ricordato al suo popolo che questa è una lotta da portare avanti. Per i giovani. Per gli studenti, per i prigionieri e per tutti noi.
E dopo questo discorso grintoso si è fatto trascinare via dai militari con una bandiera del Venezuela in una mano e un ramo di fiori nell’altra.
Con questa mossa Leopoldo López, che ha 42 anni pur dimostrandone molti meno, si è garantito il voto e la stima dei venezuelani, che da un pezzo, almeno dalla morte di Simon Bolivar, aspettano un nuovo vero eroe che li liberi e li rappresenti.
Speriamo in bene e speriamo che sia presto libero perchè sarebbe perfetto come Presidente del Venezuela.
In ogni caso bisogna andare avanti e non avere paura. Chiaramente per quanto sia possibile non averne ora come ora.
I venezuelani lo sanno bene e hanno molta più paura di una nuova dittatura sotto Maduro piuttosto che di lottare e andare avanti per un paese migliore.