Tratto da: La Patilla
Tradotto e adattato da: Odilia Sofia Quattrini
La dirigente dell’opposizione Maria Corina Machado, ha convocato ieri il popolo venezuelano a partecipare alla marcia indetta a Caracas, in favore della liberazione di Leopoldo López ed ha allertato la società venezuelana e la comunità internazionale, sul fatto che il regime chavista stia preparando una serie di trappole e inganni per manipolare o sospendere in modo parziale o totale le elezioni e nel caso necessario, di ricorrere alla violenza.
“Questa è una dittatura militarista e mafiosa, disposta a tutto per preservare il potere”, pubblica ABC di Spagna.
Coincide così quanto detto dalla Machado con le diverse fonti politiche e diplomatiche a Caracas che escludono la possibilità di una transizione pacifica in Venezuela dopo queste elezioni fissate per il 6 dicembre prossimo.
“Non ci saranno elezioni se la gente di Maduro vede che possono perderle con un margine che non possano eliminare con frode“. Si preparano anche per la possibilità di sospenderle parzialmente in determinate regioni con un forte radicamento dell’opposizione. “Questa è una formula preparata dai cubani”, assicura Maria Corina.
Nessuno esclude a questo punto un serio bagno di sangue in un paese che è già di per sé, uno dei più violenti al mondo, con 25.000 omicidi all’anno. Secondo la Machado, c’è oggi un’ampissima maggioranza a favore del cambiamento in Venezuela, ma questa dovrà confrontarsi con una cupola del regime che, accusata di essere coinvolta in gravi crimini, in particolare nel narcotraffico, ha un difficilissimo futuro fuori dal potere.
La Machado non solo chiede maggiore attenzione da parte della comunità internazionale. Applaude anche gli ultimi gesti europei, specialmente quelli degli spagnoli Mariano Rajoy e Felipe Gonzàlez, a favore di Leopoldo Lòpez, ma reclama la fine definitiva di quindici anni di accondiscendenza delle democrazie verso il regime chavista.
Un atteggiamento che persiste in Latinoamerica, come è rimasto dimostrato dalla debole reazione di rifiuto per la condanna al leader oppositore incarcerato. Maria Corina mette in risalto il fatto che i venezuelani lottano da soli contro la peggiore forze di un movimento internazionale nemico della democrazia, il chiamato “socialismo del secolo XXI”, che viene subito da tutta Latinoamerica, ma adesso anche dalla Spagna con il movimento Podemos.
“La comunità internazionale è stata molto benevolente con questo regime che rappresenta un pericolo per tutti”, secondo Machado. Anche Marcel Granier, il proprietario di Radio Caracas Televisiòn, messa a tacere ed espropriata da Chàvez, è convinto del fatto che Maduro solo permetterà di celebrare le elezioni se gli bastano le sue manipolazioni per vincerle.
“Un’uscita pacifica è molto difficile. Questo regime fuorilegge si radicalizza sempre più. E la comunità internazionale deve prestare molta attenzione a ciò che sta accadendo perchè qui si sta annunciando una tragedia. Può essere immensa e può essere che ora che tutti hanno l’attenzione rivolta ai rifugiati in Europa, non si veda che qui può esserci un’altra grande crisi di migranti non minore. Fuori da qui non sembra che la gente sia molto consapevole della tragedia che si sta annunciando qui.”
Maria Corina, la deputata più votata del Venezuela, si trova in una situazione di libertà precaria, con divieto di viaggiare all’estero e una inabilitazione come deputata, decretata personalmente dal presidente dall’Assemblea e “numero due” del regime, Diosdado Cabello. La dirigente dell’opposizione fu espulsa a calci e pugni dal Parlamento e ne uscì seriamente contusa. Ora si dedica in corpo e anima a percorrere tutto il paese per chiedere il voto per la lista unita dell’intera opposizione, che per la prima volta in quindici anni appare vittoriosa per ampio margine in tutte le inchieste elettorali.
PROCESSO FARSA
Lòpez è stato condannato a quasi 14 anni di prigione per la sua presunta implicazione nella morte di 43 manifestanti durante le rivolte contro il governo di Nicolàs Maduro in quello che è stato qualificato internazionalmente come un processo farsa.
Machado ha manifestato che “sarà la cittadinanza venezuelana a liberare Lòpez”.
Granier, da parte sua, ha ottenuto una grande vittoria nella Corte Interamericana dei diritti umani, organismo giuridico dell’Organizzazione di Stati Americani (OEA), che gli ha dato ragione nella sua denuncia contro lo Stato Venezuelano per l’espropriazione e chiusura di Radio Caracas Televisiòn nel 2007. Il golpe contro il gruppo di Granier fu il più duro e decisivo nella campagna chavista per sopprimere le voci rilevanti critiche verso il regime. Con i suoi generosi regali ai mezzi simpatizzanti e la persecuzione e le sanzioni economiche e politiche verso quelli critici, il chavismo è riuscito a creare un panorama mediatico nel quale le denunce al regime non hanno quasi più eco nella società. Granier ha ottenuto una vittoria momentaneamente solo morale. Ma sono parecchi gli anni di lotta contro il sogno chavista di un mondo giornalistico uniforme e controllato. Ieri diceva ad ABC che il regime ha dimostrato che, lontano di esibire una buona disposizione all’ammenda, si è radicalizzato ed è deciso a schiacciare i discrepanti. “Aveva una grande opportunità per rispettare la sentenza. E invece no. In 24 ore, il presidente dell’Assemblea, Cabello, ha già annunciato che non la rispetteranno. E 24 ore dopo ancora, il Tribunale Superiore di Giustizia ha detto la stessa cosa”.
Granier avverte sul “vertiginoso deterioramento della situazione nel lato economico, nella sicurezza e in tutto, in un paese dove si stanno già vedendo donne che vanno senza abbigliamento intimo a fare le file (per comprare alimenti), per poter fare le proprie necessità fisiologiche con maggiore facilità”, questo è il ritratto drammatico della situazione di questo detrattore del chavismo.