Venezuela: l’estasi del comunismo

di Odilia

 

Questa mattina avevo letto divertita questo post segnalatoci su Facebook dalla nostra amica Maria Cristina, trovandolo tristemente vero e avevo pensato di tradurlo.

Odilia mi ha anticipata traducendolo per tutti i nostri lettori italiani e venezuelani che ci seguono qui o sui diversi social, alla ricerca di notizie aggiornate e di un modo in più per far conoscere la realtà venezuelana anche nel nostro paese di adozione.

A voi di seguito il post in questione.

VENEZUELA: L’ESTASI DEL COMUNISMO
di Andrés Perillo
Tradotto da Odilia Quattrini

Stimati amici:

Volevo condividere con voi la particolare felicità che oggi sto provando: ho trovato sapone per lavare il bucato!

Proprio come leggete, stavo camminando lungo uno dei viali di Caracas e ho notato un gruppo di persone che facevano una fila.

Come sta già diventando abitudine, senza nemmeno sapere di cosa si trattasse quel raggruppamento, mi sono incorporato alla fila per poi domandare per che cosa fossimo riuniti.

“C’è Ariel in polvere!”, mi hanno detto, per cui ho sospeso ognuna delle attività immediate che avevo programmato e mi sono mantenuto pazientemente in coda per circa un’ora.

Un tempo nemmeno eccessivo, a dire il vero, se lo confrontiamo con le medie attuali, dettaglio che, per altro, ha contribuito ancor di più alla mia gioia.

Devo dire che ora capisco veramente la filosofia comunista.

Finalmente sono riuscito a comprendere Chavez, Castro, tutti quelli che hanno messo in pratica questo meraviglioso sistema.

Ci ho messo quindici anni per arrivarci, lo confesso, ma sappiamo che nessuno impara attraverso le esperienze altrui.

Finalmente capisco dove vogliono arrivare, e sono quasi sul punto di ottenerlo, i nostri governanti rossi rossissimi.

Era da tempo che non mi sentivo così felice.

E ho raggiunto questo stato quasi di estasi, per qualcosa di così semplice, così primitivo, come aver trovato e successivamente comprato, la razione che mi spetta di sapone per lavare i panni.

Sono certo che tale placidità, tale stato di pace dell’anima e dello spirito, non riusciva a sperimentarlo un essere umano dal paleolitico, quando l’Uomo di Neanderthal si rifugiava nella sua caverna, e vicino al fuoco, si scaldava e si alimentava con le sue prede. Nemmeno l’Uomo di Cromagnon, già più sofisticato e complesso in virtù dei suoi nuovi strumenti e utensili, e di conseguenza contaminato nella sua semplicità, poté godersi tali sensazioni.

Con Maduro, i suoi più immediati predecessori e più vicini assessori, stiamo ritornando a tali meraviglie.

Piano piano, lenta ma sistematicamente stiamo spogliandoci da secoli e secoli di accanimenti superflui mal chiamati meriti o successi storici della civiltà umana.

E certamente, a che ci serve assistere a un nuovo e noioso montaggio di Romeo e Giulietta, ad esempio, o ascoltare il secondo concerto di Rachmaninov interpretato da Rubinstein per alimentarci l’anima, se le nostre endorfine si liberano in maggior quantità, quando in Venezuela riusciamo a trovare due kg di zucchero al Central Madeirense (catena di supermercati)?

A che ci serve viaggiare e conoscere Firenze, Parigi, Rio de Janeiro, Buenos Aires, Istanbul, Londra, Roma, Madrid, per emozionarci percorrendo le loro strade e viali, se il nostro cuore si gonfia con moltissima più emozione sapendo che usciamo da casa e riusciamo a tornare prima che si faccia buio, senza che ci sia capitato niente?

Come si può confrontare il beneplacito aberrato e aristocratico, eccessivamente elaborato e pieno di assurde raffinatezze che si ottiene stando di fronte a un’opera di Tintoretto o Touluse-Loutrec a quello immediato, elementare e primario che sperimentiamo quando il nostro vicino bussa alla nostra porta e ci dice che al supermercato vicino stanno vendendo olio?

Che inutili sono realmente per i nostri stati d’animo, i cinema, i teatri, i musei, le spiagge, gli stabilimenti turistici, i ristoranti!
Ci allontanano dalle nostre necessità più imminenti, dai nostri desideri più naturali! È proprio vero che in migliaia di anni, l’umanità non ha capito proprio niente.

Esattamente la stessa cosa capita con i farmaci.

È proprio qui il vero effetto placebo: quando febbricitante, indolenzito, arrivi in farmacia e trovi Atamel (acetaminofene o paracetamolo), la soddisfazione arriva a essere così grande, che dalla felicità la temperatura torna alla sua normalità.

Non hai bisogno di assumere quel farmaco. È tale la portata del sentimento di realizzazione raggiunto, che arriva a essere moltissimo più potente e di effetti balsamici molto superiori, che il paracetamolo.

Ora bene, dobbiamo ancora riconoscere che quando le patologie sono molto gravi, la rivoluzione non ha avuto successo nel controllo delle stesse.

Ma è soltanto questione di tempo.

Forse sarà necessario il trascorso di varie generazioni, ma la rivoluzione vincerà persino sulla farmacologia.

Probabilmente ora i malati di cancro muoiano e soffrano perché non trovano i propri farmaci e perché non possono svolgere le proprie sedute di radioterapia, ma questo, in definitiva, li renderà più forti, i loro corpi si faranno carico da soli di combattere la malattia, e quella forza sarà trasmessa ai loro figli, ai nipoti, fino a quando come per magia, quel male incurabile sarà sconfitto. Questo lo affermava Darwin.

L’impero lo sa, ma ci vuole imporre i suoi medicinali assurdi, fabbricati nei suoi laboratori assurdi, ideati nei suoi ancora più assurdi dipartimenti di “research and development”.

Ma piano piano, con un passo lento ma fermo, la rivoluzione che iniziò Fidel in un altro fortunato paese caraibico e continuò Hugo Rafael (Chavez) qui, decimerà persino questi miti.

In fondo, ora lo capisco, a quello si riferiva il Comandante quando ci promise che avremmo potuto fare il bagno nel Guaire (uno dei fiumi più inquinati al mondo, e che attraversa Caracas).

Io pensavo che l’idea fosse pulire il fiume. Niente di più sbagliato! Dobbiamo fare il bagno in esso nello stato in cui si trova, perchè grazie alla “darwiniana” evoluzione delle specie, riusciamo a generare gli anticorpi necessari per non perire d’infezioni a causa di quel bagno.

Lamento soltanto che di tale prodezza biologica, di tale gesto evolutivo, non arriveremo noi a esserne testimoni.

Forse sì i nostri nipoti.

Forse già alla terza o quarta generazione, i nostri aventi causa godranno della meraviglia che significa nuotare in tale sorgente.

E quel giorno, con la solennità del caso, immersi nelle acque di quel che si convertirà nel Gange sudamericano, onorerà il Comandante Eterno con un rituale idrico invidiabile.

Come ho potuto non capire tutto questo prima?

Come ho permesso che trascorressero quindici anni?

Come ho potuto essermi così sbagliato?

Pensavo ad esempio, che In Venezuela il chavismo avesse decimato la mobilità sociale.

Che lontano ero dalla realtà! In che altro paese del mondo un autista di autobus, straniero per di più, finisce dettando cattedra di ecologia e conservazionismo nell’Assemblea Generale dell’ONU?

In che nazione del continente, un giovane di cui non gli si conoscono notevoli lavori di ricerca o lavori di docenza eminenti, finisce per essere niente meno che Ministro dell’Educazione?

E certo che esiste mobilità sociale!

La classe media si sta livellando sempre più alla classe più povera.

E contrariamente a ciò che io pensavo fino a ieri, quello, lontano dall’essere un’aberrazione, è un merito, dato che ci spogliamo sempre più di tutti quegli elementi superflui e innecessari, triviali e secondari e che non fanno altro che complicarci la vita e ci allontanano dall’essenziale.

Per questo, invece, oggi sono così felice. Mai avrei pensato che sarei arrivato a esserlo per aver trovato un kg di sapore da bucato!

Viva il comandante eterno!

Andrés Perillo

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