La violenza in Venezuela è ormai una questione quotidiana.
Il Governo di Nicolás Maduro non placa minimamente la sua repressione contro gli studenti, la delinquenza aumenta ogni giorno in un paese che negli ultimi anni è diventato tra i più pericolosi al mondo.
Secondo le cifre fornite dal Corpo di Investigazioni scientifiche, penali e criminali (Cicpc), nei primi due mesi del 2014 si sono già registrati 2841 omicidi in tutto il paese.
Si stimano 48 uccisioni al giorno.
In questi quasi primi 70 giorni del 2014, si sono superate le già drammatiche cifre dello scorso anno, quando, tra gennaio e febbraio, durante lo stesso lasso di tempo quindi, si erano registrate 2576 morti (25.000 in tutto il 2013).
L’episodio di violenza che ha avuto più eco mediatico anche a livello internazionale, è stato l’assassinio della ex Miss Venezuela, Mónica Spear, e di suo marito.
La risonanza avuta da questo triste episodio, ma soprattutto l’insolito interesse da parte del governo e l’improvvisa (quanto sbandierata) voglia di procedere celermente con le indagini e la ricerca dei colpevoli da parte di Nicolás Maduro, ha inasprito gli animi delle migliaia di famiglie che perdono ogni giorno un proprio caro senza che nessuno si preoccupi di punirne gli assassini.
Il caso di Mónica Spear si è diffuso velocemente essendo stata lei un’ex miss ed una riconosciuta attrice venezuelana, ma sono moltissimi, se non quasi tutti, gli omicidi che restano nel silenzio.
Come ad esempio il caso di José Manuel Pérez, di 27 anni, che ha perso la vita con ferite da arma da fuoco proprio davanti al portone di casa, a Guatire, durante la notte del 22 di gennaio.
Miranda, Aragua, Zulia, Carabobo e Lara sarebbero gli stati più pericolosi.
O ancora José Gregorio Cordones, di 38 anni, e suo cugino Carlos Sivira, di 32, assassinati a Caricuao, il 18 gennaio, mentre si stavano per vedere con amici e famigliari.
John Machado è stato una delle mille vittime a cui la delinquenza in Venezuela ha costato la vita.
L’architetto era stato sequestrato e ha perso la vita nella notte del 29 gennaio in piena autostrada Francisco Fajardo, dopo aver ricevuto uno sparo durante le “trattative” tra i sequestratori e le forze armate della Cicpc.
Un altro caso che ha generato una commozione particolare è stato l’assassinio del turista tedesco Horst Kurt Fritzz, appena arrivato nel paese per trascorrervi le vacanze.
Senza contare le morti verificatesi dallo scorso 12 febbraio, da quando, cioè, hanno avuto inizio le proteste studentesche contro il Governo di Maduro.
Fonti non ufficiali parlano di oltre 350 corpi, tristemente “parcheggiati” negli obitori del paese in attesa che qualcuno li reclami permettendone l’identificazione.
Ufficialmente il numero di morti dall’inizio delle rivolte sarebbe di 20 persone.
Alcuni dei nomi delle persone che hanno perso la vita negli scontri delle ultime settimane sono Bassil Alejandro Da Costa Frías, Juan Montoya, Roberto José Redman Orozco, Génesis Carmona, Wilmer Jhonny Carballo, Geraldine Moreno Orozco, José Alejandro Márquez, José Ernesto Méndez, Julio González, Arturo Alexis Martínez, Elvis Rafael Durán, Danny Joel Melgarejo Vargas, Jimmy Vargas, Joel Lizcano, Acner Isaac López Lyon e José Gregorio Amaris.
Intanto Maduro reprime il popolo e la sua voglia di resistere con la stessa violenza che costa ogni giorno la vita a moltissime persone e si perde in continue celebrazioni e trionfalismi, senza minimamente occuparsi e preoccuparsi dell’angosciante numero di omicidi che si verificano nel paese.
I bilanci parlano tristemente da soli.
Oltre alle morti si contano (ufficialmente ed ottimisticamente) 318 feriti e 1.320 arresti, di cui solo 92 persone si trovano ora in carcere accusati di aver commesso qualche delitto.