Per quanto io sia informata ed aggiornata su quanto accade in Venezuela, non finisco mai di stupirmi dei dettagli di quanto le persone descrivono.
Il Venezuela devastato nella mia mente è un quadro che fatica a delinearsi, nonostante i racconti dettagliati come quello di un amico, da poco in vacanza nel nostro suolo patrio.
Lui scrive quanto segue:
Bilancio delle mie vacanze in Venezuela.
Caos, anarchia e fame, una bomba che esplode o abitua a vivere così a coloro che restano qui.
Ieri sono stato nella frontiera con Cucuta (Colombia) e la quantità di giovani che escono per quella via fa pensare che qui soltanto rimarranno i vecchi e la razza chavista.
A corto termine molta, ma molta più fame, la gente di scarse risorse è disperata.
Proteste di strada
Nella strada che va da Maracaibo a El Vigìa ci siamo imbattuti in tre proteste in tratti distanti, per mancanza di cibo e gas per cucinare.
I paesini stanno soffrendo molto, la gente povera protesta tristemente chiedendo che arrivino i CLAP (le scatole di alimenti sovvenzionati dal regime) e non per la devastazione del paese.
Ho visto anche che non credono a Maduro, nemmeno all’opposizione, sono scontenti a tutti i livelli di entrambi gli schieramenti.
La situazione che ho visto a Maracaibo in relazione all’alto costo della vita, carestia di tutti i tipi di prodotti, l’ho vista anche a San Cristobal e a San Antonio.
Non c’è differenza fra la crisi di una regione e un’altra, nemmeno si salvano per essere zone di frontiera.
Un ufficiale della Guardia Nacional coinvolto nella distribuzione e controllo della benzina a El Vigìa, ci ha chiesto un passaggio e glielo abbiamo dato (a denti stretti, ma era necessario).
E’ risultato essere più oppositore del regime, di tutti quanti qui.
Ci ha assicurato che il 15 marzo si svolgeranno le elezioni presidenziali e la parte più interessante delle sue rivelazioni è stata che i bassi livelli di comando dell’esercito sono molto scontenti e che appena qualcuno delle alte sfere si rivolterà, quelli del basso appoggeranno senza pensarci due volte, per fare sì che questo governo esca.
A mezzo termine non vedo soluzione, vedo più distruzione e temo che la resilienza stia diventando un’abitudine. A lungo termine, l’incertezza fa paura.
Nelle immagini, la fila dietro è di venezuelani per timbrare l’entrata in Colombia, i biglietti per via terrestre verso i paesi di destino usuali (Ecuador, Perù, Cile) erano esauriti fino a oggi da giovedì scorso.
Maracaibo: una città abbandonata
Se vedi Maracaibo piangi, di giorno è una città abbandonata, piena di erbaccia, le sue strade una pattumiera di giorno, e di notte fra i blackout di luce e i fuochi per bruciare la spazzatura che inonda le strade, perché la gente non ha altra scelta, visto che il governo non la raccoglie e non la smaltisce, Maracaibo sembra una città fantasma, senza esagerazioni.
Ho visto gente dormendo nelle strade di San Antonio, aspettando la partenza dei bus.
Ho tastato con mano a Maracaibo, qualcosa che mi rifiutavo di credere fino a quando non l’ho visto con i miei stessi occhi… gente mangiando dalla spazzatura.
Venezuela: il Natale più triste
Il Natale più triste che Venezuela abbia mai vissuto.
Il 31, circa alle 10.30 di sera, sono andato a casa di mia nonna e le strade erano deserte, soltanto pochi veicoli circolavano: è stato qualcosa mai visto prima.
Il parco automotore del paese si deteriora a passi da gigante.
Non ci sono ricambi, ne gomme nuove e quelle che si trovano hanno prezzi improponibili.
Le gomme usate costano quanto costava prima uno pneumatico nuovo.
Io ho dovuto portarne due a mio padre, perché aveva la sua macchina ferma senza trovare gomme nuove e quelle usate stavano dissanguando le sue tasche.
La Guardia Nacional e il Seniat (organismo equivalente alla finanza qui) vanno in giro combinando delle sue negli aeroporti, per lasciare entrare tutto quello che chi viaggia dall’estero, porta in Venezuela.
Si fanno pagare 40 $, dipendendo da quello che porti.