UNA NOTTE DI TERRORE A BARQUISIMETO, VENEZUELA

di Odilia

UNA NOTTE DI TERRORE NELLA CAPITALE MUSICALE DEL VENEZUELA: BARQUISIMETO

Di Odilia Sofia Quattrini

Da un mese a questa parte, sono tanti e soprattutto, sono gravissimi gli eventi che stanno accadendo in Venezuela.

Dopo diciotto anni di Chavismo e di Socialismo del XXI secolo, ci ritroviamo con un paese totalmente distrutto nel suo tessuto economico, nell’ organizzazione sociale, politica e militare, ma soprattutto nell’anima.

Un modello economico e politico talmente devastante e assurdo, da riuscire a collocare uno dei paesi più ricchi al mondo, al primo posto delle classifiche delle nazioni più miserabili e insicure del pianeta.

Anni di sofferenze, di fame, di violenza e di stenti, anni di soprusi e di umiliazioni perpetrate dal ridotto circolo che detiene il potere (forse non più di 100 individui) a una intera nazione di 30 milioni di abitanti, hanno portato il popolo all’esasperazione e lo hanno indotto a prendere una decisione.

Si trattava di scegliere se fosse meglio morire di fame, per carenza di medicinali o durante una rapina, piuttosto che rischiare di essere ammazzati dagli apparati di sicurezza del regime, mentre si usciva nelle strade a manifestare la propria disperazione, con le uniche armi della convinzione e del desiderio di ristabilire una Venezuela migliore e riconquistare la libertà perduta.

Ovviamente i venezuelani hanno scelto la seconda.

Tutto questo ha scatenato le ire e la concitazione del regime, che grazie alla pressione internazionale e alle difficoltà economiche che affronta dopo avere raschiato il fondo delle casse dello Stato, si trova intrappolato e combatte nervosamente le proteste, l’irriverenza e la pressione di un popolo ormai ingovernabile che non sente più paura, sguinzagliando tutta la forza repressiva esercitata dai corpi di sicurezza dello stato, comprati dal regime con regalie e con promesse reciproche di protezione, dato che le alte cariche militari sono anch’esse coinvolte in casi multimilionari di corruzione e nel traffico internazionale di droga.

Così il regime, incurante ormai della maschera democratica che da un po’ ha perso, ordina di reprimere ogni accenno di contestazione e tutte le manifestazioni che turbino quel senso di controllo sulla popolazione ormai smarrito.

Ciò che oggi scelgo di raccontarvi mi tocca molto da vicino.

Vi parlerò delle ore di orrore che ha vissuto la notte di mercoledì 26 aprile la mia città natale, Barquisimeto, proprio per quella repressione di cui vi parlo. Scelgo di narrarvi questa dolorosa pagina perché da diecimila km di distanza, vivo l’angoscia dei miei concittadini e perdo ore di sonno a cercare invano di fare qualcosa di utile da qui.

Si sa, si è sempre detto che il serpente muore dalla testa e che il regime di Nicolàs Maduro verrà sconfitto soltanto quando Caracas, nella sua condizione di capitale dello Stato, caccerà il tiranno dal suo suolo.

È forse per questo che in questi giorni si accenna un po’ superficialmente alla violenza scatenata dal regime in tutto il territorio nazionale, ma le rassegne più esaustive si centrano sui fatti che in questi giorni accadono a Caracas.

Inoltre, la forte censura dei mezzi di comunicazione, non permette che le informazioni scorrano fluidamente in tutto il Venezuela e anche i reporter internazionali rassegnano soprattutto quanto succede nella capitale, centro nevralgico del conflitto nazionale.

È così quindi che, degli eventi accaduti a Barquisimeto, si ha conoscenza soprattutto grazie alle reti sociali.

Il Rione Sucre di Barquisimeto, è una zona della città ad alta densità di popolazione, composta da alti e voluminosi edifici di appartamenti e da case popolari, costruiti dallo Stato tanti anni fa.

Ovviamente, trattandosi di un quartiere popolare, le penurie e la disperazione per la carenza di alimenti e di farmaci, l’insicurezza e l’abbandono delle istituzioni, si fa sentire più prepotentemente e di conseguenza, le proteste sono molto accentuate.


Josè Rafael Torrealba, conosciuto anche come il Comandante del Terrore, è un Generale, Capo della Zona Operativa di Difesa Integrale (ZODI) del mio Stato, lo Stato Lara. Alcune ONG per il controllo cittadino, avevano chiesto recentemente alla procura di indagarlo, accusandolo di permettere e agevolare l’intervento di gruppi paramilitari armati nella sua giurisdizione.

L’accusa è basata su un video circolato sulle reti sociali, nel quale si vede un gruppo di civili armati e in moto, uscendo da una sede militare distaccata di Barquisimeto.

I colectivos, veri e propri mercenari pagati dallo stato e dotati delle armi che anteriormente appartenevano all’equipaggiamento dell’esercito, sono soliti vendicarsi di quei vicinati urbani che si organizzano contro il regime, che protestano, che chiudono strade, che rappresentano delle micro comunità coese, affiatate e organizzate.

Mercoledì pomeriggio avevano iniziato già azioni provocatorie e di disturbo contro i ragazzi riuniti a manifestare nelle strade circostanti gli edifici, che anche nei giorni precedenti si erano mantenuti in protesta attiva e per questo erano stati repressi dalle guardie.

Verso le 19.30 ora locale, l’organismo coordinato dal comandante Torrealba, cioè la Guardia Nacional Bolivariana (GNB), in evidente rafforzamento ai colectivos, hanno irrotto nel Rione Sucre e hanno represso duramente le proteste del gruppo di manifestanti che si trovavano nella strada costringendoli alla fuga, per nascondersi nelle torri di appartamenti.

“La repressione è stata brutale”, così lo commentano i residenti del settore, che assicurano di avere vissuto una notte di terrore e angoscia.

Quella notte nessuno ha dormito nel Rione Sucre, nemmeno i cani a chi hanno poi dovuto somministrare calmanti perché smettessero di piangere e abbaiare. E nemmeno io ho dormito, a 10 mila km di distanza, per l’angoscia delle notizie che si susseguivano.

Il Comandante Torrealba si trovava sul posto, partecipando delle azioni violente ed esacerbate che lui stesso coordinava.

Mi sono giunte registrazioni vocali della sua voce, quando con un megafono incitava ai ragazzi che protestavano, a uscire dai propri nascondigli e farsi arrestare, promettendo loro con una voce degna di qualsiasi thriller nel quale il killer è per di più psicopatico, di rispettare la loro incolumità.

Assicurava di non fare loro niente ma di arrendersi alla sua autorità.

Le azioni più dure si sono verificate nelle torri 22 e 23, dove i ragazzi si erano asserragliati.

Gli agenti della GNB sparavano bombe lacrimogene e proiettili a pallini di gomma dagli stessi corridoi degli edifici, incuranti della presenza di anziani, bambini e malati, cercando i manifestanti che si erano nascosti sparsi fra il gran numero di appartamenti.

La gente, asserragliata nelle proprie dimore, sentiva i passi dei militari avvicinandosi alle porte degli appartamenti, e il rumore dei vetri delle finestre quando venivano infranti per avventarsi nelle abitazioni.

Le registrazioni vocali che mi sono giunte quella notte sono tremende, raccapriccianti e rendono l’idea dello scenario di orrore che si era creato:

– (Voce femminile in lacrime): Ragazzi, abbiamo bisogno di un’ambulanza… abbiamo bisogno che aiutiate le persone che sono ferite e si trovano nella torre, senza trovare il modo di uscire perché le guardie sono fuori. Per favore… aiutateci con ambulanze… qualcuno che intervenga… ditelo ai giornali, non so, a chi volete, ma aiutateci, per favore…

– (Voce femminile in lacrime): Guarda, hanno portato via molte persone arrestate. I ragazzi… ci sono ragazzi nel terrazzo all’ultimo piano. Ce n’è persino uno che dice che si vuole buttare dal terrazzo… io immagino quale deve essere il terrore che sente quel ragazzo. L’unica cosa che vi chiedo, amica, pregate molto per favore… Pregate per la Sucre, per favore… questo è orribile…vedere come mantengono terrorizzata la gente del palazzo. Urlano chiedendo aiuto… aiutateci per favore… scrivetelo sulle reti sociali quello che sta succedendo, aiutateci… qualcuno ci deve aiutare…

– (Voce maschile): No, quello che stanno dicendo le guardie è che simuleranno dei suicidi. Li vogliono lanciare dall’alto. È per quello che non si vogliono arrendere (i ragazzi). Noi stiamo ascoltando e riferendo ai ragazzi tutto quello che stanno dicendo le guardie. “Lanciati, lanciati come se fossi in una piscina” stanno dicendo i figli di puttana…

– (Voci in lontananza di un giovane uomo): Aiuto!!! (voce ravvicinata di donna) Aiutatelo.. (voci in lontananza di donne che urlano): Aiuto!!! Aiutateci!!! (Voce ravvicinata di donna in lacrime): Figlio, non ti lanciare… Attenti alla finestra perché non ci vedano. Tutte le guardie stanno… (spari ravvicinati e urla) Oddio!!! (Voce ravvicinata di donna) era appeso alla finestra del bagno ed è appena salito al terrazzo.

Sul terrazzo si trovavano circa 15 persone, alcuni feriti, senza sapere che cosa fare e senza volere scendere.

Non si fidavano delle guardie che li reprimevano con spari e bombe lacrimogene.

Si dice che alcuni ragazzi erano stati presi dalle guardie e che altri giovani, avevano catturato due agenti e li tenevano come ostaggi per trattare la liberazione dei loro compagni detenuti in quelle ore e durante gli arresti dei giorni precedenti.

Poi, a tarda ora della notte, si sono presentati sul luogo un sacerdote molto amato dalla comunità di Barquisimeto, Padre Chulalo, il pastore evangelico Josè Rea e altre personalità della città, che si sono accordati per una mediazione con il Comandante Torrealba.

Anche il Sindaco della città e il Governatore dello Stato Lara erano giunti sul luogo per cercare di fare riflettere Torrealba sul suo gesto, ricordandogli che l’istigazione nei confronti dei cittadini, gli spari verso le proprietà private, le irruzioni nelle residenze di civili cittadini inermi senza autorizzazioni ne mandati dei tribunali, sono crimini di lesa umanità che non sono suscettibili di prescrizione.

Nel frattempo, sulle reti sociali si era scatenato un vero e proprio tamtam in tutta la città: cittadini di altri rioni, provenienti da tutti gli angoli della città hanno iniziato a quell’ora a camminare verso il Rione Sucre, facendosi passo fra i blindati e le bombe che cercavano di reprimerli, per andare in appoggio ai residenti di quella zona.

In poco tempo migliaia di persone avevano circondato il rione e se non si fosse fatto in fretta qualcosa, si sarebbe scatenata una carneficina.

Fortunatamente, prima che questo accadesse, il comandante del Terrore ha accettato di ritirare i propri funzionari e dopo la liberazione dei detenuti, sono state liberate anche le due guardie.

Personale medico e paramedico è riuscito finalmente a entrare nelle torri per prestare soccorso ai feriti, agli asfissiati dai gas e alle persone terrorizzate nelle proprie abitazioni.

Dozzine di medici, studenti di medicina e pompieri si sono presi cura dei feriti. Il saldo degli scontri è stato di un morto e diversi feriti.

Gli audio finali sono di tutt’altro tenore:

-(Voce femminile): mi stanno informando che nel Rione Sucre ha appena vinto il popolo.

I ragazzi non si sono lasciati sopraffare dalla guardia.

Purtroppo c’è un morto o due, non ho molto chiara quell’informazione, ma il punto è che la Società Civile non si è lasciata reprimere questa volta e ha dato battaglia alle guardie.

Hanno sequestrato due di loro, e fino a quando non hanno mollato gli studenti, non hanno lasciato andare le guardie.

Questa gente si è armata di coraggio e per aiutare in questo è intervenuto il Governatore dello Stato e il Pastore Josè Rea e la avvocato Nelly Cuencas che è la direttrice del Centro Conflitti dello Stato Lara e di Barquisimeto.

La gente è salita al terrazzo dell’ultimo piano a cantare l’Inno Nazionale e hanno cacciato le guardie. Benedetto Gesù! Il popolo ora sta vincendo, il popolo è sempre più coraggioso e dobbiamo continuare in questa lotta, altrimenti loro continueranno a rovinarci il nostro destino e questo non possiamo continuare a permetterlo.

– (Voce femminile in mezzo a una folla in giubilo): Storico!! Storia del Venezuela!

La resistenza ha camminato al centro del viale Libertador fra picchetti, colectivos e quant’altro, con l’aiuto delle ambulanze e con Medici Uniti e siamo qui.

Siamo qui con i nostri ragazzi, siamo riusciti a tirarli fuori. Signori, è una cosa unica trovarsi qui. Bisogna avere palle in questo paese!

Bisogna avere le palle e andare avanti, signori. Venezuela, siamo arrivati alla Sucre, abbiamo prestato il nostro aiuto e abbiamo tirato fuori i nostri ragazzi.

Con l’appoggio della Società Civile e dei medici. È così che si fa, Venezuela! È così che si fa. La resistenza si è unita con la Società Civile e con i medici e siamo qui…

Viva Venezuela!

Documento video

https://youtu.be/UoA1-UywEH4

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