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Da qui non si riesce molto a capire bene cosa sia successo realmente in merito al Family Day, ma leggo Facebook ogni giorno e qualcosa riesco a percepire.
Mi sento di dire la mia su questo argomento vivendo in un paese come la Corea, così poco moderno, anzi del tutto medioevale e legato alla tradizione.
Durante uno dei miei viaggi sul ritorno alle origini rivolto agli adottati di tutto il mondo, una volta conobbi un ragazzo adottato da bambino da una famiglia di New York.
Quello stesso bambino, una volta divento adolescente e poi uomo, capì di non essere uguale proprio agli altri e di essere gay. Ma non solo perché scattò in lui anche il desiderio e l’esigenza di essere anche donna. Ritornato in Corea nei suoi vestiti da donna, decise di fare una ricerca non solo culturale del paese ma di andare a fondo e di conoscere i suoi genitori biologici. Finalmente un giorno arriva la chiamata della Holt: “se vuoi incontrare tua madre siamo riusciti a trovarla… dovresti andare a casa sua con il traduttore, forse riuscirete a trascorrere più tempo insieme”.
E così il ragazzo, emozionantissimo, si prepara all’incontro, chiedendosi però se abbia senso presentarsi davanti alla madre tanto cambiato.
“Come faccio a presentarmi così? Lei si aspetta un uomo, io non lo sono più. Sarà delusa? Mi accetterà?” In un paese come la Corea dove se le donne fumano per strada vengono considerate prostitute, in cui concepisci un bambino prima del matrimonio vieni cacciato dalla famiglia ed allontanato anche dal lavoro, dove non viene insegnata l’educazione sessuale agli adolescenti, cosa mai si potrebbe pensare dei trans?
Alla luce di questi pensieri decide allora di lasciare in valigia i suoi vestiti da donna, di comprarsene di nuovi da uomo e di non truccarsi.
Il giorno seguente, con lo staff della Holt, il ragazzo finalmente si reca dalla madre. Tutto combacia, non occorrerebbe alcun test del DNA tanto si somigliano e i due finalmente possono riabbracciarsi.
Parlando la madre gli dice: “non mi hai raccontato tutto della tua vita, mi nascondi qualcosa, forse non sei felice in America…? Perdonami io ero povera e non potevo darti un futuro … ti ho lasciato alla Holt per darti quel futuro che meritavi, ma ora dimmi cosa mi nascondi?”
Il ragazzo non sapeva davvero cosa dire…. la madre continuava ad insistere.
Poi, improvvisamente, il ragazzo prese coraggio: “vedi mamma io non sono quello che tu credi che io sia o che voglio farti credere.. io oggi sono una donna!”
La madre rimase un minuto in silenzio e poi disse: “quando ero incinta di te ho fatto un sogno, ti ho sognato. Ma non si capiva il sesso… era il segno” (in Corea si crede moltissimo nei sogni delle donne incinta).
“Capisco che per te è una vergogna, sono un uomo di 40 anni e in Corea dovrei essere sposato, altrimenti è la rovina della famiglia… non solo non sono sposato ma sono anche una donna, capisco la vergogna che ti provocherò.. forse è meglio che ti dimentichi di me, ti ho provocato un grande dolore”, aggiunse l’uomo.
“No figlio mio no… torna domani mattina ma ti prego non fingere più torna come sei ….”
il giorno seguente il ragazzo tornò dalla madre vestito da donna e la madre lo accolse in casa e disse: “bene sono contenta di vederti così come sei. Ti prego accompagnami alla chiesa che c’è la messa domenicale”.
Durante la messa in Corea si usa presentare i nuovi membri della comunità.
La madre si alzò in piedi e presentò sua figlia a tutta la comunità di cui lei faceva parte.
… con questa storia volevo solo farvi partecipe di come la penso su tutto ciò che sta succedendo oggi…
Leggete anche questo post a proposito di Family Day (clicca QUI).