Mi mancano i miei viaggi.
Tremendamente.
Quelli da pianificare con emozione, sapendo che andrai a conoscere ogni volta una nuova terra, una nuova realtà, cultura e, soprattutto, nuove persone.
Mi mancano i voli lunghi e i miei pensieri persi tra le nuvole ad alta quota.
Mi mancano persino gli aeroporti, luoghi che ho sempre considerato una sorta di seconda casa e habitat naturale insieme agli alberghi e alle stazioni.
Mi manca l’emozione di atterrare in paesi non ancora visitati, l’emozione inebriante di conoscere, vedere, assorbire in modo compulsivo informazioni, panorami, odori, sapori.
Mi manca girare con la mia fidata macchina fotografica appesa al collo, a caccia di istanti e attimi da immortalare per sempre.
Mi manca la spensieratezza provata al tramonto affacciata sul Ngorongoro, il caldo umido dell’Orinoco, i voli improbabili tra i tepuy della mia terra, la vegetazione delle Hawaii e la sensazione meravigliosa che può dare guidare per molte ore su e giù per la California.
Mi manca quel senso di libertà e quella curiosità insaziabile che mi hanno sempre caratterizzata.