Quando lo scorso anno, dopo la fumata bianca, era stato dato l’annuncio che il nuovo Papa sarebbe stato l’argentino Jorge Mario Bergoglio ero stata felicissima!
Finalmente, mi ero detta, un sudamericano in Vaticano!
Ero certa che avrebbe, con il calore ed il cuore che caratterizza la nostra gente, apportato grandi migliorie e avevo pensato che nessuno meglio di un Pontefice latino americano avrebbe saputo dedicare la giusta e necessaria attenzione ad un paese in perenne difficoltà come il Venezuela.
Se non altro per un fatto culturale e geografico….in qualche modo credevo che avrebbe dimostrato una sorta di empatia, da “buon vicinato”.
Mi sbagliavo.
Quando lo scorso 12 febbraio ha avuto inizio la drammatica situazione in cui versa oggi il Venezuela, in tantissimi ci siamo mobilitati per ottenere l’attenzione dei media, della stampa e dell’opinione pubblica di tutto il mondo.
Moltissimi di noi si sono anche preoccupati di scrivere ripetutamente al Papa, chiedendogli di potersi esprimere in merito al Venezuela.
Ma, con tutto che riconosco che non esista solo il Venezuela e che siano migliaia le problematiche che investono il nostro pianeta, a parte qualche sporadica menzione (del tipo:”speriamo torni la pace in Venezuela”), il Papa non si è mai dedicato alla nostra situazione.
Non come e quanto noi avremmo voluto facesse.
Così che, comprensibilmente, hanno iniziato a diffondersi nel web diverse analisi differenti sul perchè persino il Papa abbia preferito ignorare le problematiche venezuelane.
Non so se ci siano o meno delle motivazioni perchè il nostro Papa non possa, o non voglia, raccontare al mondo cosa sta vivendo il popolo venezuelano.
Vero o non vero, di seguito riporto uno dei tanti articoli e pensieri sul tema, ringraziando la mia amica Odilia per essersi occupata di tradurlo e diffonderlo.
LE MACCHIE DI BERGOGLIO
Due nomi risuonano nel passato oscuro di Papa Jorge Mario Bergoglio, Francesco I: Orlando Yorio e Francisco Jalics, due gesuiti rapiti durante cinque mesi dalla dittatura militare argentina.
Entrambi sono stati detenuti con il consenso del nuovo Papa nel maggio del 1976.
Il Vaticano tenta di “pulire” l’immagine di Bergoglio, ma il suo passato lo condanna.
Non esiste nelle emeroteche nessuna dichiarazione sua di condanna durante gli anni di terrore della dittatura argentina (1973-1986).
Nemmeno una dichiarazione in difesa di quei due gesuiti sequestratri quando lui era provinciale della Compagnia di Gesù di Argentina.
Nè tanto meno dei quattro catechisti e due dei loro mariti sequestrati all’interno dello stesso operativo mai più ricomparsi, fra i quali figuravano Monica Candelaria Mignone, figlia del fondatore del CELS e Maria Marta Vàzquez Ocampo.
La pagina più nera nella vita del nuovo Papa si scrisse durante gli anni della dittatura, responsabile della sparizione di oltre 30 mila persone e il furto dei “bebè nati in cattività”.
Sappiamo che Bergoglio collaborò con i militari golpisti con il suo silenzio omertoso e complice, nell’operazione di sterminio di una parte della società argentina.
Ovviamente non collaborò come esecutore del terribile piano di sterminio, ma con la sua pacifica convivenza con i carnefici.
Orlando Yorio, il gesuita liberato dopo cinque mesi di tortura, non ebbe dubbi sula condotta del nuovo Papa:
“Non ho nessun motivo per pensare che fece qualcosa per la nostra libertà, bensì tutto il contrario”, disse accusandolo davanti ai tribunali di giustizia.
Il nuovo Papa fu anche convocato nel maggio del 2011 dalla giustizia argentina per rispondere sull’investigazione del piano sistematico durante la dittatura dell’appropriazione e sequestro di minorenni figli di desaparecidos, nati durante la prigionia.
In quegli anni nacquero più di 500 bambini, secondo quello che hanno denunciato le Nonne della Plaza de Mayo, le quali responsabilizzano Bergoglio di avere collaborato nell’appropriazione indebita dei neonati, consegnati ai collaboratori della dittatura.
Le nonne lottano da otre 30 anni per recuperare quei bebè.
Sono riuscite a restituire la vera identità a 107 di loro e ovviamente non si sbagliano quando dicono che l’attuale Francesco I, non cercò mai di aiutarle, anzi, rimase in silenzio davanti ai fatti sciagurati che riguardarono quei bambini.
“Si tratta di una storia molto triste che macchia tutta la gerarchia della Chiesa Cattolica Argentina, che non ha fanno nemmeno un passo per collaborare con la verità, la memoria e la giustizia.
Bergoglio rappresenta quella Chiesa che oscurò il paese con il suo silenzio, a differenza di quello che fecero altri gerarchi cattolici in paesi come Cile e Brasile. Tutte le opinioni si congiungono, facendo memoria riguardo a che ruolo ebbe la Chiesa. Uno condanna la gerarchia eclesiastica perchè fu partecipe, complice, occultatore, diretta o indirettamente” ha detto Estela de Carlotto, quando seppe della nomina del nuovo Papa.
Peggio ancora, nelle pagine più polemiche del nuovo Papa, è anche incluso un fatto concreto: il nipote di Licha de la Cuadra, prima presidentessa delle Nonne de Plaza de Mayo, che cercò il bebè superando tutti gli ostacoli, quando si avvicinò a Bergoglio per chiedergli aiuto, egli le disse attraverso un intermediatore qualcosa che la lasciò di ghiaccio: “La creatura è nelle mani di una famiglia per bene e non c’è ritorno”.
C’è un’altra data e un altro episodio che il Vaticano non riesce proprio a cancellare dalla vita del nuovo Papa.
Era il 25 novembre 1977, frequentava l’Università de El Salvador e gli venne conferito il titolo di “Dottore Honoris Causa” durante una cerimonia pubblica.
I suoi legami con gruppi fascisti erano pubblicamente noti, come la sua militanza nell’organizzazione peronista paramilitare Guardia de Hierro dal 1972, la stessa organizzazione che poi si appropriò dei beni dei 30 mila desaparecidos durante la dittatura militare argentina.
Il giornalista Horacio Verbitsky, autore del libro “El silencio” si è specializzato in scritti sulla vita e sulle opere del nuovo Papa.
Grazie alle sue indagini, sappiamo che Papa Francesco I collaborò con quella che fu chiamata “la guerra sporca” della dittatura militare dal suo alto incarico nella Compagnia di Gesù.
Il grande giornalista Verbitsky preannunciò l’elezione di Bergoglio come nuovo Papa, una possibilità che era esistita nel passato conclave del 2005 quando Ratzinger vinse la partita.
In seguito Francesco I, pubblicò il libro “Il Gesuita” per tentare di smacchiare l’immagine e la fama che si era fatto durante la dittatura militare.
Non ci riuscì.
Il suo vincolo con i militari argentini rimane segnato con inchiostro indelebile e lo inseguirà durante tutto il suo Papato.
Nonostante questo, bisogna riconoscere che la macchina universale mediatica a favore del boato vaticanista, tenta già di pulire il curriculum vitae di Bergoglio.
Siamo in pochi, tuttavia, a fare questi esercizi di memoria sul passato del Papa, rifiutandoci di tacere e mostrare complicità verso alcuni fatti imperdonabili.
Tratto da “Las manchas de Bergoglio”
di Sanjuana Martinez, pubblicato il 18 marzo 2013.