Ricordo le mie estati da bambina: partivamo con la macchina a metà giugno con mia madre e i miei fratelli e raggiungevamo, cantando, la Versilia.
Lì passavamo tutta l’estate fino all’inizio delle scuole.
Ho passato così tutta le estati della mia infanzia, in quegli stabilimenti balneari tipici della Versilia.
Conoscevamo tutti dai locali, a coloro che, come noi, erano soliti passare le estati lì e ai villeggianti occasionali.
Tra un bagno e l’altro avevamo fatto amicizia con una famiglia di Firenze che, come noi, tornava in Versilia ogni anno.
Conobbi cosi Laura all’età di 8 anni tra i bagni Maddalena e Maria Pia, tra un gelato e un bagno, tra le serate in pineta e al pattinaggio.
Ricordo anche i primi giorni di settembre, quando oramai sulla spiaggia si potevano vedere gli ombrelloni chiusi per il troppo vento e noi, ragazzi, ci trovavamo solo per fare una passeggiata con la bici o per andare al cinema.
Durante l’inverno Laura ed io ci tenevamo in contatto tramite lettere, cartoline o (anche se di rado) qualche telefonata.
Ricordo che aspettavo con ansia una sua lettera, guardavo timidamente la casella della posta quasi tutti i giorni e, quando la ricevevo, le rispondevo subito.
Poi diventammo grandi e dimenticammo di tornare in Versilia ma incominciammo a fare i nostri viaggi studio o andare via con i nostri compagni di scuola e i nostri amici della città.
Dimenticammo gli amici incontrati negli stabilimenti balneari e la caccia al tesoro di ferragosto in spiaggia, ma Laura ed io ci tenemmo sempre in contatto.
Nel frattempo, dopo l’Università Laura si trasferì a Parigi e condividemmo un appartamento insieme.
Passarono gli anni e io trovai casa in Corea, mentre lei rimase a Parigi.
Così quest’estate decisi di tornare a Parigi per trascorrere del tempo con Laura e la sua famiglia.
Furono giorni intensi che profumavano di cartoline in bianco e nero, di tuffi dal pontile, di focaccine e bomboloni, di partite a racchettoni sulla spiaggia e di gavettoni di ferragosto.
Ma Parigi è sempre una sorpresa, e dietro l’angolo sono riuscita a conoscere nuove persone che si sono subito rivelati amici fantastici con cui condividere il futuro.
Durante un pic-nic di fine agosto a Parigi, infatti, conobbi Noemie grazie alla comunità degli adottivi coreani a Parigi.
Noemie è una ragazza di origine coreana che è stata adottata, proprio come me, da piccolina e oggi vive a Parigi.
La cosa che mi ha colpito di Noemie e’ che ha trovato e creato la sua Corea a Parigi!
Molti adottivi, infatti, decidono di tornare in Corea per conoscere la cultura lasciata da piccini e, una volta conosciuta, tornano nei loro paesi di adozione.
Noemi, invece, ha fatto propria la sua cultura di nascita e ha creato una fusione tra la Corea, la sua arte e la sua storia.
No & Ni è il nome che ha scelto per la sua arte, ossia una semplice fusione tra il suo nome europeo e il suo nome coreano quasi a rappresentare il suo passato e il suo futuro e l’arte coreana con l’arte europea.
No & Ni si ispira alla cultura orientale e in particolar modo dalla cultura coreana, ma principalmente è affascinata dal tradizionale vestito coreano Hanbok.
Dà il via così ad incredibili personaggi, nati dalla sua immaginazioni e poi creati attraverso la lavorazione dell’argilla polimerica: in questo modo No & Mi riesce a rivivere la sua cultura d’origine trasportandola nel suo presente e nel suo futuro, come le nostra amicizia nata da un comune evento vissuto e che procederà verso il futuro.
Una Parigi che profuma di kimchi, in cui posso rivivere il mio passato e trovare nuove amicizie: tra le cartoline in bianco e nero del pontile di Forte dei Marmi ai ventagli colorati di fiori e sculture ed immagine che rappresenta la cultura coreana.
Passato , presente e futuro.
Per maggiori informazioni sul No & Ni visitate il suo sito : http://www.noetni.fr/