I daiquiri (la pronuncia corretta vuole l’accento sull’ultima vocale: daiquirì), figurano tra i cocktail protagonisti dei tropici e in particolare delle isole caraibiche, drink di fama mondiale ed in assoluto il mio cocktail preferito!!
Pur adorandoli ho praticamente smesso di berne in Italia, dove la loro preparazione fantasiosa e lontanissima dall’originale risulta sempre molto deludente.
Prima di tutto vorrei abolire dal gergo di qualunque barman la distinzione tra un cocktail “frozen” ed uno no.
E’ un particolare che mi fa rabbrividire, interpretazione assolutamente europea da gente che beve solo acqua a temperatura ambiente e che se potesse la passerebbe trenta secondi sul fuoco prima di berla.
Il ghiaccio è un must ai tropici.
Fondamentale ed immancabile soprattutto ora che viene venduto in grandi sacchi di plastica sotto forma di cubetti ottenuti con acqua ovviamente potabile, ma anche quando (cosa che si verificava frequentemente qui e là nei nel Paese) barman muniti di mazza da baseball si accanivano contro grosse lastre di ghiaccio nella cella frigorifera per ottenere dei cubetti fai da te.
Ai Tropici, ed in Venezuela in particolare, non esiste quindi cocktail, succo di frutta o bibita che non ne contempli l’utilizzo.
Se ci pensate tutte le guide di viaggio cosa dicono? “Morite di sete e non toccate nulla senza aver prima tolto il ghiaccio”.
Quando le leggo vorrei inserire una postilla e ricordare che il mondo si sta evolvendo e che quasi ovunque, ormai, hotel e ristoranti non si preparano più il ghiaccio in casa con il robino a cubetti di silicone e l’acqua di rubinetto, ma si rivolgono a fornitori specializzati.
Detto questo, il ghiaccio davvero non manca mai.
Quindi è fuori discussione che un daiquiri possa non prevederne l’impiego.
Un drink che va frullato, poi, come il daiquiri appunto, non può darvi la doppia scelta “ghiaccio tritato” o “ghiaccio a cubetti”.
Questo il primo punto per cui a Milano io non sia mai riuscita a berne uno decente, ovunque io abbia ordinato un daiquiri.
Il secondo motivo è il ricorso troppo frequente a sciroppi e succhi di frutta artificiali e chimici, che lo snaturano e lo allontanano dal suo essere a tutti gli effetti una bevanda a base di frutta.
Il terzo ed ultimo aspetto per cui il 98% di daiquiri risultano imbevibili in Italia è perchè, fondamentalmente, vi è una confusione di base in merito alla quantità d’alcool che i drink, per essere buoni, debbano contenere.
Nel daiquiri, infatti, l’alcool c’è ma quasi non si avverte, il gusto dominante è e deve restare quello della frutta.
Il Daiquiri va poi servito in grandi coppe cariche di pezzi frutta fresca e fiori.
In Venezuela si consumano ovunque, in spiaggia come all’angolo bar di ogni ristorante, in attesa del proprio tavolo.
I più diffusi sono di parchita (frutto della passione), fragola, pesca, limone, banana e altri frutti. Non si possono certamente ordinare senza ghiaccio, ma è invece una cosa abbastanza comune chiederli con o senza alcool (sono cresciuta a daiquiri di parchita!).
Di seguito trovate la variante alcoolica del daiquiri di fragola, senza fantasiose interpretazioni.
Alla vostra!
Ingredienti
- 3/4 di oncia di rum bianco
- 6 o 7 fragole grosse e mature
- 1 1/2 cucchiaini di zucchero
- 3 cucchiai di lime
- 6 o 7 cubetti di ghiaccio
Preparazione
Frullate tutti gli ingredienti e colate il tutto servendolo in una bella coppa che avrete decorato con granatina e frutta fresca.