Almeno una volta nella vita ognuno di noi si sará domandato se far prevalere la ragione sull’istinto o viceversa.
L’essere umano è di natura istintivo, segue ció che nasce nel suo cuore e ció che in modo spontaneo elabora attraverso le proprie emozioni.
Certo è vero che ciò che ci differenzia dagli animali è il fatto di essere dotati di intelletto e raziocinio e di poter pensare preventivamente dove possano condurci i nostri istinti.
Siamo muniti, infatti, di consapevolezza e lungimiranza, entrambe utili a prevedere, prevenire e visualizzare anticipatamente dove arriveremo con le nostre azioni.
E fin qui tutto bene.
Tornando alla premessa iniziale, però, resta che siamo esseri istintivi. E come tali seguire le emozioni, i pensieri ed i colpi di testa viene sempre più facile che fermarsi a riflettere.
Non dovrebbe andare così ma alla fine siamo pur sempre animali.
Con la testa, va bene, ma pur sempre animali restiamo.
A tal proposito trovo molto bella questa citazione di Theodore Dreiser
(tratta da “Sister Carrie”):
“La nostra civiltá è ancora in una fase intermedia: non del tutto bestia, perché non è più interamente guidata dall’istinto; non del tutto umana perchè non è ancora guidata dalla ragione.”
Ci sono persone più inclini di altre a farsi trascinare dagli eventi e dalle proprie pulsioni.
Ce ne sono alcune tutte d’un pezzo che resterebbero composte e inamovibili in mezzo ad una tempesta, e sono tra quelle che ammiro e stimo maggiormente, forse proprio perchè molto diverse da me.
Ce ne sono poi di molto fragili che si vanno a cercare i guai con il lanternino alla spasmodica ricerca di novitá e felicitá e che si inguaiano periodicamente.
C’è infine un terzo gruppo di persone che, pur andando alla ricerca di niente, una tantum incappano comunque in qualche tempesta emotiva, senza disporre assolutamente dei mezzi e di un carattere saldo per poter gestire la tormenta, per mettersi al riparo o per evitarla dal momento in cui vedono all’orizzonte il cielo farsi scuro.
Ho sempre ammirato le persone che sanno perfettamente cosa vogliono e cosa non vogliono dalla vita. Ed ho sempre stimato chi meglio di me sa fare delle proiezioni perfette e quasi matematiche delle proprie azioni nel futuro.
Come esseri umani noi viviamo la nostra esistenza in modo “sociale”, a contatto, cioè, con altre persone e con diverse situazioni.
Cosí che il nostro modo di essere viene inevitabilmente “inquinato” e condizionato dal mondo esterno e dalle concezioni che abbiamo della vita e del mondo, dai copioni da seguire, dai ruoli che interpretiamo, dal modo che abbiamo di porci nei confronti degli altri.
O ancora dall’educazione ricevuta, dal nostro credo religioso, dall’accettazione del prossimo, dalla paura del ridicolo, dal timore di essere giudicati e chi più ne ha piú ne metta.
A volte ci sta più a cuore il fatto di non voler turbare gli equilibri esistenziali propri ed altrui che essere felici e vivere per davvero.
Altre volte ci fissiamo di voler ad ogni costo incasellare nella razionalitá aspetti della nostra vita che con la ragione poco avrebbero a che fare.
I nostri vissuti interiori, irrisolti o no che siano, sono come una cascata di acqua inarrestabile e volerli rinchiudere nella razionalitá vorrebbe dire cambiare la loro natura spontanea e vivere con il paraocchi, senza mai capire del tutto quello che stiamo vivendo, con il risultato di vivere una vita finta e distorta.
L’istinto è qualcosa di antico e primordiale.Dalle origini della civiltá gli uomini sono riusciti a sopravvivere e a capire come superare gli ostacoli soltanto grazie ad esso.
Sta alla base di tutto ed è per noi fondalmentale.
Gli animali lo subiscono e lo sfruttano a loro favore, mentre gli uomini a volte ne sono terrorizzati e cercano di tenerlo sempre sotto controllo.
Il fatto è che bloccando il naturale scorrere del nostro vero essere perderemo completamente il senso della nostra realtá.
Dimenticheremo chi siamo, smetteremo di chiederci quali siano realmente le strade giuste da seguire per sentirci realizzati e felici.
Non vivremo insomma una vita autentica, precludendoci la possibilitá di vivere persone, situazioni e relazioni.
Domando il nostro istinto finiremo vittime di un eterno conflitto interiore con il risultato di prendere decisioni che non ci appartengono e vivere una vita che non è la nostra.
Sulla carta puó apparire semplice e naturale scegliere di vivere di “pancia” piuttosto che di “testa”.
La veritá peró è che farlo risulta nella pratica complicatissimo.
Viviamo angosciati dall’idea di poter ferire il prossimo e spesso scegliamo di sacrificare noi stessi per non turbare gli equilibri altrui.
Oltretutto ci vogliono maturitá ed esperienza per arrivare a comprendere il confitto istinto/ragione e superarlo.
E spesso, quando arriviamo a capirlo, abbiamo giá abbastanza anni alle spalle da aver creato molte cose che non ci permettono più di cambiare strada tanto facilmente o di togliere il freno a mano, tenuto tirato fino a poco tempo prima.
Pur essendo assolutamente convinta che bisogni sempre preoccuparsi di non ferire gli altri, mi rendo peró conto che alle volte, in preda ai propri istinti e alla consapevolezza di sentirsi finalmente felici, si diventi ciechi ed egoisti e non si riesca a tenere conto del grande dolore che si potrebbe arrecare agli altri, con un’azione, un comportamento o una parola.
Spesso e volentieri il motivo per cui non facciamo scelte di “pancia” e per il quale rinunciamo ad occasioni meravigliose non è tanto la paura, quanto proprio il non voler ferire o deludere le persone care e per non voler ulteriormente compromettere la loro felicitá.
Quindi a volte ci si ferma e ci accontenta proprio per non diventare carnefici e finiamo così per riporre le ali ed i sogni in un cassetto, solo per non procurare del dolore a qualcun’altro.
Questo non significa che dovremmo vivere come animali soltanto in modo istintivo ma che la vita, per essere vera, deve rispettare e in qualche modo assecondare i nostri desideri.
La gabbia di ragionamenti infiniti avrá forse la meglio e ci garantirá maggiore equilibrio mentale, ma anche la triste consapevolezza di aver buttato via una vita o parte di essa.
Quindi meditare consapevolmente sì, sempre!
Ma senza lasciarsi incatenare, imparando a capire davvero se una situazione è per noi giusta o non lo è e ricordandoci che abbiamo a disposizione solo una manciata di anni e che il tempo passa in fretta.
Davvero in fretta.