La situazione sanitaria del Venezuela, di pari passo a quella di tutto il paese e di ogni altro suo ambito sociale ed economico, appare disastrosa.
Il fatto che i farmaci, esattamente come molti alimenti e tanti altri prodotti non si trovino con continuità e la loro reperibilità non venga in alcun modo garantita complica enormemente le cose, portando a gravissimi problemi sanitari.
Mancano medicinali e attrezzature mediche e le cose si mettono molto male per i malati affetti da malattie croniche.
Si parla di 93.204 malati cronici rimasti senza medicine ritenute fondamentali e si stima che ben 109 (su 231) farmaci considerati “di vitale importanza” siamo al momento irreperibili.
Un amico che abita a Valencia mi diceva giusto ieri di aver ascoltato alla radio il presidente dell’associazione farmaceutici raccontare di figli che, disperati e in lacrime, non riescono a trovare medicine fondamentali per i propri genitori malati di cuore.
Ma voi ci pensate? Provate anche solo per un minuto ad ipotizzare come ci potremmo sentire di fronte ad un nostro caro che sta male e rischia la vita e noi non possiamo nemmeno provare a guarirlo per mancanza di medicinali.
Per via della completa mancanza di investimenti nel settore sanitario i laboratori si vedono costretti a chiudere.
Mancano anche i coloranti necessari per analizzare campioni ematici al fine di individuare anemie, infezioni o linfomi proliferativi.
Chi soffre di malattie al sangue, tumori o leucemie per esempio, non solo deve affrontare la tristezza ed il dolore generati da infermità di questo tipo, ma si vede anche costretto a combattere contro la mancanza totale di una valutazione immunofenotipica necessaria per classificare la leucemia ed il suo stadio in ogni paziente.
Di fronte a questo panorama desolante risulta estremamente difficile curare in modo adeguato pazienti che devono sottoporsi a sedute di chemioterapia, ma anche poter garantire loro di proseguire trattamenti già intrapresi.
Nell’ospedale Clinico Universitario di Caracas almeno 400 bambini e 500 adulti, pazienti del reparto di oncologia ematica, vengono sottoposti a cure ad intermittenza a causa della mancanza di materiali e farmaci dallo scorso maggio 2013.
Molti pazienti si vedono costretti a realizzare esami di routine in centri medici privati e fanno presente che senza queste analisi non potrebbero conoscere il loro vero stato di salute, oltretutto soffrendo gravi infermità che li tengono spesso in bilico tra la vita e la morte.
Si tratta di una situazione terribilmente delicata che inevitabilmente prolunga i tempi stessi delle cure e di guarigione dei pazienti, che rischiano di aggravarsi e morire per mancanza di attrezzatura e medicinali.
Senza contare la mancanza totale di sangue per trasfusioni in caso di pazienti che devono sottoporsi ad interventi chirurgici di emergenza.
Da quando sono iniziate le proteste, per esempio, con tutte le vittime della repressione militare che sono state portate negli ospedali per ferite da arma da fuoco, non è affatto raro leggere su social network dozzine di richieste urgenti di donatori di sangue in diversi centri abitati del paese.
Alcune madri raccontano di essersi sentite dire dai medici che mancavano sufficienti riserve di sangue per salvare la vita ai propri figli.
Nel paese esistono 4.242 persone affette da infermità che richiedono continue analisi, a cui non possono sottoporsi nemmeno la metà delle volte di cui avrebbero bisogno.
Personale medico, infermieristico e i pazienti stessi esortano il Ministero della Salute a risolvere questa terribile situazione, prevedendo un piano di riabilitazione per uscire da questa infinita serie di problematiche.
Senza contare la mancanza di lettighe, posti letto, infusori, celle frigorifere, siringhe, tubi e spazi adeguati per il ricovero dei pazienti, che in varie foto abbiamo visto riversati sui pavimenti di piastrelle degli ospedali, senza nemmeno un asciugamano sotto la pelle.
Non esistono più nemmeno farmaci per la cura di infarti o per studi elettrolitici sui pazienti diabetici.
Si registra purtroppo un aumento generale di mortalità infantile e legata alla nei centri medici e non c’è modo di sostenere pazienti oncologici nel modo adeguato.
E come al solito mi domando come si sia potuti finire così in un paese che vanta le più grandi produzioni petrolifere del mondo. Ma poi mi rispondo da sola che con 15 anni di dittatura questo è il minimo che potesse succedere, con un governo tiranno che non ha fatto altro che portare alla miseria la propria gente per arricchire le tasche proprie e quelle di Cuba.