Cronache vere dal Venezuela
Questa mattina non lavoravo, e come faccio sempre quando sono libero, dormo fino allo scoccare dell’ultimo dei 12 rintocchi delle campane che a mezzogiorno risuonano e si diffondono in tutte le stanze della casa. Stiracchiandomi mentre cammino verso la cucina, mi avvicino alla porta finestra che dal terrazzo si affaccia sui tetti rossi delle case del centro storico di Rimini, c’è il sole e il mio unico pensiero è quello di agguantare la moca e di preparare velocemente il caffè. Prendo il cellulare e in quel preciso istante comincia ad apparire sul display una lunga serie di notifiche. La mia migliore amica, la donna con cui ho condiviso i miei giorni più felici, quell’essere speciale che tra le lacrime e con il cuore spezzato vidi allontanarsi fino a scomparire dal finestrino di quella macchina che portava me e la mia famiglia verso l’aeroporto in quel lontano pomeriggio di maggio del 1989, mi scrive da Caracas...
– Amore mio
– Ho subito un altro furto, questa volta sono stata rapinata dentro al mio negozio.
– Due uomini sono scesi da una moto e sono entrati derubandoci dei cellulari, il mio e quello del tecnico che era qui per riparare il frigo
– Grazie a Dio è successo solo questo, eravamo in tre in negozio in quel momento, io, mio figlio piccolo e il tecnico, uno dei due rapinatori aveva una pistola
– Grazie al cielo non c’è stata violenza fisica, neppure una parolaccia
– Tutti i nostri amici e i vicini si sono precipitati in negozio
– Prima di essere rapinata stavo parlando con una amica al cellulare che ha ascoltato tutto impotente, e che poi mi ha raggiunto in lacrime in negozio
– I due rapinatori sono stati ripresi dalle telecamere, ma non possiamo denunciarli, una volta rilasciati potrebbero tornare, e Dio solo sa cosa potrebbe accaderci, solo i loro diritti umani vengono rispettati
– In un anno sono stata rapinata quattro volte per il cellulare, due volte con la pistola
– E ti ho mai raccontato che al più grande dei miei figli è stata puntata una pistola alla tempia? È stato a luglio dell’anno scorso, sempre per rubargli il cellulare
– Viviamo nella paura
– Nessuno è più sicuro, da nessuna parte
– Mio figlio mi ha raccontato che voci insistenti dicono che il governo si prepara a varare una legge che obbligherà a richiedere un permesso per poter uscire dal paese
– Altre voci parlano di un prossimo divieto a poter effettuare e ricevere telefonate internazionali
– Saremo sequestrati, prigionieri nel nostro stesso paese
– Cono, senza praticare sport sono dimagrita 3 chili nelle ultime tre settimane, è da tempo che non mangio pasta e riso, non ce n’è
– Noi siamo ancora fortunati, altre persone sono costrette a saltare un pasto per la scarsità del cibo
– Tutti quelli che possono se ne stanno andando, in Ecuador, in Spagna, in Cile, a Miami
– Il cibo scarseggia sempre di più, come le medicine, una delle amiche di mia figlia è morta a causa dell’asma! Avresti mai immaginato che nel 2016 nel nostro paese una persona sarebbe potuta morire per l’asma?
Il Venezuela ha chiuso l’anno 2015 con 27.875 morti violente, vale a dire con un tasso di omicidi pari a 90 decessi ogni centomila abitanti.
L’incremento della violenza nel paese si accompagna al deterioramento generale delle condizioni di vita della popolazione venezuelana: l’impoverimento, l’inflazione, il peggioramento delle condizioni dei lavoratori, la diminuzione della disponibilità e varietà di cibo e medicinali, l’indebolimento crescente dei servizi legati a salute ed educazione, l’incremento della paura e la perdita dello spazio pubblico.
L’incremento della violenza nel paese è dovuto all’assenza e all’eccesso di Stato. Si stima che soltanto un 2% degli omicidi registrati in Venezuela dal 1999 al 2012 sia stato risolto dalle autorità, quindi il restante 98% dei casi rimane irrisolto e impunito.
Ma al governo venezuelano non interessa e soprattutto non conviene porre fine a questo stillicidio umano, poiché si è servito e si servirà come ogni governo totalitario e dittatoriale, della criminalità organizzata per sedare le proteste anti governative, controllare i quartieri popolari e seminare il terrore nella popolazione, avendone così il totale controllo.
Dunque sono questi i traguardi del socialismo del ventunesimo secolo? Sarebbero questi i risultati dell’osannata rivoluzione comunista?
È secondo voi il Venezuela uno Stato democratico?
Non c’è alcuna rivoluzione credetemi, nell’alzarsi la mattina e coricarsi la sera con la consapevolezza e il terrore che i tuoi cari dall’altra parte dell’oceano siano in pericolo di vita. Costante.
Cono Carrano