In questi giorni l’Italia ha rallentato, quasi fino a fermarsi:
il camminare frettoloso dei suoi cittadini sui marciapiedi, le corse delle automobili in tangenziale, lo sfrecciare dei treni ad alta velocità su e giù per il Paese.
Persino il cielo sulle nostre teste è attraversato da meno aeroplani.
Il coronavirus
Tutto questo sta succedendo a causa di una minuscola, microscopica entità che abbiamo imparato a conoscere col nome di coronavirus.
A partire da oggi proverò a raccontarvi che cos’è esattamente un virus e, in particolare, il coronavirus.
Da dove arriva, perché ci sta creando così tanti problemi e cosa deve spaventarci e cosa no di questa pandemia.
Cosa sono i virus?
I virus sono piccolissimi, invisibili anche attraverso i comuni microscopi ottici, eppure possono avere un grande impatto sulla vita di tutti noi.
La definizione di “virus” è parassita endocellulare obbligato: tradotto in parole povere, significa che un virus per sopravvivere – anzi, sarebbe meglio dire, per esistere – ha per forza (obbligato) bisogno di entrare in una cellula (endocellulare) sfruttandola come fabbrica per riprodursi (parassita): ne entra uno, ne escono milioni.
In realtà della maggior parte di loro non ci accorgiamo nemmeno: i virus sono diffusissimi e sono in grado di infettare praticamente tutte le forme di vita, tutti i vertebrati – mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci – ma anche le piante e persino i batteri (che sono organismi fatti di una sola cellula) possono essere il bersaglio dell’infezione di un virus.
Il virus al microscopio
Ecco tre fotografie scattate con un microscopio elettronico – l’unico attraverso il quale è possibile osservarli – del virus dell’influenza (a sinistra), del coronavirus (al centro) e di numerosi coronavirus, in giallo, che escono da una singola cellula infettata, in blu (a destra).
Come fanno i virus ad infettarci?
Sgomberiamo il campo da timori sulla “malvagità” dei virus: i virus non sono predatori, non si muovono attivamente nell’ambiente a caccia di cellule da infettare, ma devono trovarsi nel posto giusto al momento giusto per potersi riprodurre.
Un virus non è per tutti
Un virus che si trova in prossimità di una cellula, potrà entrarvi solamente se quest’ultima possiede le caratteristiche adatte, attraverso un meccanismo di riconoscimento virus-cellula che è un po’ come quello di un piede che si infila in una scarpa.
Le scarpe hanno misure differenti, proprio come le cellule che non sono tutte uguali.
Solo quando il piede del virus trova la cellula con la scarpa della misura giusta, potrà entrarvi e moltiplicarsi.
Il virus del mosaico del tabacco, ad esempio, causa macchie giallo-verdastre e raggrinzamenti delle foglie di numerosi tipi di piante, tra cui barbabietola, mais, pomodoro e, naturalmente, la pianta del tabacco.
Questo virus è molto contagioso, cioè si trasmette con estrema facilità da una pianta all’altra, e può causare notevoli danni alle piantagioni, anche con pesanti conseguenze economiche.
Un agricoltore può trasportare il virus da una pianta all’altra direttamente attraverso le proprie mani, ma non si infetterà mai.
Questo perché le cellule delle piante “hanno una misura di scarpa” completamente differente da quella delle cellule di mammifero e il virus “col suo piede” non può entrarvi.
I virus sono quindi molto specializzati per infettare (ovvero entrare e moltiplicarsi) le cellule di una certa specie di esseri viventi.
Spillover o salto di specie
Tuttavia, talvolta accade un fenomeno definito come “salto di specie”, Spillover, in inglese, come il titolo di uno splendido saggio sull’argomento scritto da David Quammen, che vi consiglio caldamente se siete interessati.
Il salto di specie avviene per due motivi principali:
il primo è che animali di specie simili, come alcuni mammiferi, hanno “numeri di scarpe” non tanto diversi tra loro.
Quindi diciamo che un virus potrebbe riuscire a infilare il proprio piede in una scarpa che non è esattamente della sua misura.
Il secondo è che le milioni di copie di virus prodotte da una cellula infettata non sono tutte identiche tra loro, ma hanno qualche piccola differenza.
Queste differenze si trovano nel codice genetico del virus e si verificano in maniera del tutto casuale e naturale.
Si tratta in sostanza di piccole mutazioni che fanno sì che alcuni virus siano più adatti a infilarsi scarpe diverse rispetto a quelle delle cellule dalle quali sono usciti.
Quindi, da dove arriva SARS-CoV-2, il coronavirus che causa Covid-19?
Non lo sappiamo ancora con certezza, perché si tratta di un virus nuovo, che ha appena “imparato” a infilarsi nelle scarpe delle cellule dell’uomo.
Per similitudine con altri coronavirus, come quello che ha provocato l’epidemia di SARS del 2003, ipotizziamo che derivi da un salto di specie a partire dal pipistrello.
Il coronavirus di un pipistrello avrebbe quindi acquisito la capacità in maniera del tutto casuale di moltiplicarsi nelle cellule dell’uomo, anzi, probabilmente prima di arrivare all’uomo è passato attraverso un’altra specie animale, al momento non ancora identificata, anche se è stato ipotizzato trattarsi del pangolino.
Come facciamo a essere sicuri che sia proprio così e che il virus non sia in realtà stato creato in laboratorio?
Bè è semplice: proprio grazie alle piccole mutazioni che si generano naturalmente nel genoma del virus.
Grazie alle moderne tecniche di sequenziamento è possibile confrontare i virus che sono in circolazione in questo momento e tracciare il loro percorso attraverso animali e individui che sono stati infettati.
Da un lato prelevando campioni da animali (pipistrelli e altri mammiferi) è possibile identificare in quale specie animale si trova il virus più simile a quello dell’uomo, quindi individuare l’animale da cui è avvenuto questo salto di specie. Dall’altro analizzando i campioni che arrivano dalle centinaia di migliaia di persone infette in tutto il mondo siamo anche in grado di seguire il percorso che dalla Cina il virus sta facendo in giro per il mondo.
I dati ad oggi a disposizione indicano che SARS-CoV-2 è molto simile a un coronavirus dei pipistrelli che si è adattato a moltiplicarsi nelle cellule dell’uomo e una volta infilate queste scarpe ha iniziato una corsa che per ora non accenna ad arrestarsi.