Da “El Nacional”
Solo Hugo Chávez è stato capace di contenere il malcontento popolare con frasi e promesse in grado di nascondere tutti i suoi fallimenti.
L’ex presidente chiedeva continuamente sacrifici al popolo, per sovvenzionare il suo rivoluzionario progetto in tutta l’America Latina: “Non importa se avremo fame, non importa se gireremo nudi, qui quello che conta è salvare la rivoluzione” -diceva imperterrito -, mentre regalava a terzi i soldi e le risorse di tutti i venezuelani.
Chávez, trasformato in padre della Patria, in una specie di zar dei Caraibi, ha riempito la testa della gente con l’utopia della felicità rivoluzionaria.
Tuttavia il suo erede Nicolás Maduro, che non possiede il suo carisma, nè la sua leadership, nè tanto meno la sua intelligenza, non riesce affatto a nascondere la dilagante corruzione, l’incapacità del governo che non sa gestire nè trovare soluzioni per la situazione di grande crisi generale, l’inflazione e la carestia in cui versa tutto il Venezuela. A lui non basta gridare: “tenemos Patria!”.
No signori! Non solo non abbiamo Patria, non abbiamo nemmeno più paese e nazione.
Siamo una provincia cubana.
Secondo il cinismo che lo caratterizza, sappiamo che Raúl Castro, durante le riunioni del Partito Comunista Cubano, parla del Venezuela come della provincia numero 15.
Sembra una triste barzelletta ma non lo è.
Il dittatore cubano parla realmente del Venezuela come di una loro provincia, da spremere fino all’ultimo goccio di petrolio e dove trasferire il suo fallimentare progetto rivoluzionario, come se fosse un terreno da coltivare.
(Deve aver tratto ispirazione da qui il deputato del PSUV chiamato “testa di gallina” che ha proposto ai venezuelani di allevarsi polli in casa per affrontare la carestia).
Gli affari che i fratelli Castro hanno fatto con il nostro paese sono stati incredibili! Hanno trovato un bottino e lo hanno prosciugato! Si sono riempiti di milioni di dollari e in cambio ci hanno fatto invadere da un esercito di cubani sotto forma di agenti sportivi, medici, tecnici, esperti -per lo più- in banditismo rivoluzionario.
L’aspetto paradossale del “chavismo-madurismo”, è che, per molte persone nel mondo, Cuba non sarebbe un paese straniero, i mercenari cubani nemmeno e Cuba e Venezuela costituirebbero insieme una stessa repubblica.
Maduro è stato scelto e messo lì dai Castro perchè si prestasse ai loro interessi ponendosi come rappresentante del Venezuela e non di Cuba.
Tuttavia sta ampiamente dimostrando la sua vera nazionalità.
La repulsione verso gli invasori cubani è un sentimento forte ed implacabile, sette persone sono state ingiustamente arrestate a Margarita per avere protestato contro Cuba durante le partite de La Serie del Caribe.
La gente vuole e pretende che i cubani se ne vadano.
Il popolo, soprattutto i suoi più giovani rappresentanti, vedendo il proprio futuro compromesso, è usciti a protestare in ogni angolo del paese e chiaramente la risposta non poteva che essere la formula cubana della repressione, degli arresti e della violazione dei diritti umani.
Per moltissimo meno di quanto sta accadendo ora nel paese, i venezuelani chiesero di abbandonare la presidenza a Carlos Andrés Pérez, ed ora è quello che dovremmo pretendere anche da Maduro.
I gruppi di potere (Diosdado Cabello, Rafael Ramírez e Vielma Mora), aspettano solo che la crisi aumenti per sostituirsi a Nicolás Maduro.
Solo così ci si spiega perchè Cabello in uniforme militare visiti caserme in cerca di appoggi, perchè contrariamente a quanto ci si aspettasse Rafael Ramírez mantenga la sua supremazia e come mai il governatore del Táchira, Vielma Mira, abbia attaccato con colpi di pistola la residenza ufficiale “La Casona” con tanto di first lady e famiglia del presidente al suo interno e abbia sollevato tanto rumore da incrementare le proteste che, con “buone” probabilità, porteranno alla rinuncia di Maduro.