Ho sempre pensato che ogni tipo di arte, per essere definita tale, debba restare impressa o comunque suscitare qualcosa: un sentimento, una sensazione, un’impressione. L’arte, di qualsiasi forma essa sia, deve attraversarci, portarci a ragionare, emozionarci o dilettarci. Amo il teatro, se non lo amassi tanto non avrei scelto di studiarlo proprio all’università.
E amo tutto ciò in grado di emozionare nel profondo, quelle emozioni che anche a distanza di anni ricordi nitidamente, non tanto nel contenuto, quanto a livello emotivo, relativamente a quello che ti hanno lasciato nel cuore e nell’animo. Vale per un quadro, per una fotografia, per un dipinto o per una messinscena teatrale. Vale per un film come per un libro, come per una scultura.
Ricordo di aver letto per la prima volta Canto di Natale di Charles Dickens, ancora bambina, probabilmente tra elementari e medie. Addirittura ho il ricordo di aver conosciuto la storia del burbero usuraio Scrooge prima attraverso un vecchio numero di Topolino e, solo successivamente, attraverso il testo originale di Dickens. Che cosa buffa aver scoperto questa bellissima storia attraverso un giornaletto per ragazzi, con animali antropomorfi come protagonisti. Eppure, il racconto di Dickens mi era rimasto impresso, sicuramente anche grazie al modo leggero in cui era avvenuto il “primo contatto”!
Ragionavo proprio su questo qualche giorno fa, seduta nella platea del Teatro La Creta, durante una delle repliche mattutine destinate alle scolaresche. Intorno a noi un sacco di bambini di ogni età, curiosi ed emozionati, pronti ad assistere ad uno spettacolo inedito del Teatro Colla: Canto di Natale.
Prima che iniziasse, Pika, Danila, Luca, gli amici con cui avrei assistito allo spettacolo, ed io, ci domandavamo se una storia così intensa, così profonda e carica di significato potesse essere recepita da un pubblico di bambini. Mentre ne parlavamo ho pensato proprio a quel Topolino, sfogliato ormai più di 25 anni fa. Così ho risposto di sì. I bambini che si trovavano in sala l’altro giorno probabilmente non potranno aver rielaborato tutta la storia, capendone al 100% il significato, ma sono certa che ne conserveranno un ricordo e una lezione di vita, l’idea spiccia che se ci si comporta male si pagano le conseguenze delle proprie azioni o che l’amore, la generosità, la gentilezza paghino sempre.
Da quando ho avuto Giulia e Vittoria ho compreso improvvisamente che i bambini sono esseri speciali. Per mesi restano zitti, immobili, sembra che ti ignorino. Poi un giorno, tutto ad un tratto, aprono bocca e ti articolano un discorso che ha del complicato, un ragionamento, un dialogo ricco di termini che ti chiedi da dove abbiano tirato fuori, quando fino a un mese prima più che vagiti non producevano, lasciandoti a bocca aperta.
Ecco, io penso ai bambini in questo modo. Nessuno mi toglierà mai dalla testa che un bambino debba vedere e vivere mille realtà sin dal suo primo giorno di vita, perché un giorno, una volta divenuto adulto, non sarà altro che la somma di tutto ciò che avrà visto, conosciuto, assaggiato, toccato e assaporato nel corso della propria vita.
Amo il Teatro Colla per tanti motivi. Primo fra tutti ci sono cresciuta. Non riesco né posso svincolare questo teatro dalla mia infanzia italiana e dai periodi che trascorrevo a Milano, prima di tornare a Margarita. Oggi che sono mamma, di conseguenza, non posso pensare che Giulia e Vittoria non facciano lo stesso. Poi perché, obiettivamente, le rappresentazioni del Teatro Colla sono magiche e incantate come le storie che la compagnia sceglie di riadattare e portare in scena. Terzo motivo: perché quando conosci qualcuno, come quando ho incontrato Stefania Mannacio Colla (nipote di Gianni e Cosetta Colla – rispettivamente nonno e zia-) e scatta il colpo di fulmine, come è scattato a me, ci sarà un perché e non c’è nulla di ancora più emozionante di assistere ad uno spettacolo in cui recita qualcuno per cui senti stima anche a livello personale. Senza dimenticare anche gli altri attori che compongono la compagnia, tutti davvero bravi e innamorati del proprio lavoro. Quarto: perché è un teatro che non annoia mai, che stupisce sempre.
Nel video di seguito trovate una bella intervista a Stefania, perché possiate scoprire da lei la storia di questo fantastico teatro.
E’ un teatro che inchioda alla sedia adulti e bambini e se ci pensate non è certo cosa facile accontentare due pubblici così diversi. Eppure loro ci riescono sempre, spettacolo dopo spettacolo. Infine è un teatro che insegna. Insegna in modo scanzonato e leggero, come fece, a modo suo, quel vecchio numero di Topolino, avvicinandomi alla storia di Charles Dickens quando non ne conoscevo ancora l’esistenza.
Il tema di Canto di Natale è assolutamente natalizio! Questo racconto si svolge infatti durante la notte della vigilia di Natale, quando al protagonista, il vecchio Scrooge, fanno visita tre spiriti che lo faranno riflettere sul proprio passato, presente e futuro, portandolo ad un cambiamento profondo e alla volontà di donare ai poveri se stesso e i propri averi.
Raccontarvelo così è davvero riduttivo, non si possono certo trasmettere a parole certe impressioni. La bellezza delle marionette e delle scenografie, la bravura degli attori che le muovono ed animano, le loro battute e la loro incredibile capacità recitativa, il ritmo veloce e divertente con il quale la storia si svolge rapida e leggera, pur toccando comunque tematiche intime e profonde. Alla fine dello spettacolo ci siamo alzati e ce ne siamo andati via felici. Felici per le risate dei bimbi intorno a noi, per aver colto in loro tanto entusiasmo, per aver percepito nella storia concetti fondamentali come il perdono, la carità, la gentilezza, ma anche e soprattutto per aver assistito a qualcosa di bello ed essere andati via con il cuore sereno e contento.
Fino a fine mese Canto di Natale resterà in programmazione!
Vi consiglio vivamente di andare a teatro con i vostri bambini. Non esiste solo il cinema! Fidatevi di me e provate questa esperienza, ne sarete felicissimi. E, se di bambini non ne avete, non escludete la possibilità di vedere gli spettacoli del teatro Colla anche da “grandi” perché resterete sorpresi da quanto vi divertiranno e piaceranno e quanto poco vi appariranno “da bambini”.
Ma la cosa che più vi lascerà senza parole (soprattutto se avrete la fortuna di vedere Canto di Natale) sarà scoprire che usciti dal teatro vorrete abbracciare tutto e tutti ed essere gentili, molto più gentili!
Eccovi la programmazione del teatro Colla anche per i prossimi mesi: clicca qui.
Buon Natale cari amici e ricordate sempre che….“solo voi potrete essere gli artefici del vostro destino”…
La foto che segue l’ha scattata Pika in occasione di un nostro primo sopralluogo al Teatro Colla (leggerete il nostro resoconto dopo Natale), mentre tutte le altre sono opera di Danila De Santis.
In questa foto sono insieme a Stefania Mannacio Colla e a sua zia Cosetta Colla. (Foto di Pika Palindromo)