So che al 90% del mondo non interessa l’astrologia, e non do torto a chi compone questa percentuale perché convinto che tutto ruoti intorno ai generici oroscopi da rivista.
Però io nell’astrologia, intesa come scienza degli astri, basata sulla loro posizione e su un sacco di altre cose credo eccome.
Io che sono un cancro anomalo, fagocitato dal mio ascendente acquario in tutto e per tutto, perennemente combattuta tra le mie due nature, strattonata tra il passato e il futuro, la tradizione e l’avanguardia, il focolare domestico e la solitudine, l’amore e l’amicizia, il possesso e la libertà, l’ipersensibilità e la (finta) frivolezza, il bisogno di certezze e rassicurazioni e quello di lanciarmi a capofitto ed occhi chiusi in mille nuove avventure, il sentimentalismo esasperato e il fancazzismo leggero e spensierato, stasera mi sento incredibilmente cancro:
un po’ sulle mie e con la lacrima facile, un po’ sul malinconico andante e con la luna storta.
Un po’ con addosso quella sensazione e quell’insopportabile atteggiamento da vittima sull’onda de “il mondo non mi comprende” e con il desiderio di trascorrere del tempo di qualità con persone che mi facciano sentire davvero protetta e amata.
Per intenderci stasera ho voglia di una vecchia e grande casa in stile Liberty, di un pastore tedesco sdraiato in salotto, di grosse finestre su un giardino innevato, di partite di ore ed ore a Super Mario Bros e Sonic con mio fratello, del Crystal Ball e delle sorpresine del Mulino Bianco. Dei Corrierini dei Piccoli in giro per casa, di Dalla e De Gregori nell’aria, di una luce che si spegne e “a mille ce n’è” e “Dove vanno a finire i palloncini” intonato nel buio, di uno dei tanti viaggi in macchina in notturna, senza seggiolini ma solo con un campo nomadi fatto di cuscini e coperte al posto dei sedili posteriori, di mia madre che balla merengue con il mocio vileda, di mio padre che torna dall’Asia carico di giocattoli, di serate semplici ma tanto calde, di un gigantesco albero di Natale pieno di lucine, di una mansarda con la moquette bianca, di cene sotto una cupola di vetro e una volta di stelle, di un albero di fichi, di una taverna in cotto piena di giochi, di un grande ristorante che richiamava il mare e le onde, di corse in bici o nottate davanti allo Zio Tibia con mio fratello, della serenità di un abbraccio di mia madre quando quello schifo di adolescenza me la faceva credere così lontana, di un giardino tropicale, di un’isola e del suo profumo di conchiglie, sale e terra bagnata, di un viaggio a Merida indimenticabile, di una galoppata a cavallo tra distese di fiori gialli.
Stasera ho nostalgia di una voce e di uno sguardo, di uno in particolare.
Di una sensazione, quella di essere e sentirmi in buone mani.
Quella di avere tutto sotto controllo e di sentirmi circondata solo di amore.
Gratuito, incondizionato, onesto, sincero e “per sempre”. Stasera sono proprio cancro e non vedo l’ora che sia domani per tornare l’acquario di ogni giorno.
Buonanotte a tutti!