Cara Amica Blogger ti scrivo,
perché è tanto che desidero farlo.
Sono fatta così, sono un’attenta ascoltatrice e osservatrice e, quando mi capita di sentire più persone in pochi giorni esprimersi sullo stesso argomento, mi inizia a frullare in testa un’idea, che non mi lascia più, finché non la butto sul foglio.
Voglio far due chiacchiere con te, lontanissime dalla polemica e dalla critica in cui siamo sprofondate (parlo della categoria) da un po’ di tempo a questa parte.
Voglio parlarti con il cuore, anche se non mi conosci e magari non capirai immediatamente che non saprei parlare se non così.
Vorrei tu mi leggessi senza metterti sulla difensiva, senza pensare che io stia denunciando a mia volta qualcuno a cui, con questa lettera, vorrei, al contrario, davvero, tendere una mano, chiedendo di smetterla di diffondere cattive energie, in un mondo che è già così inquinato di suo.
Desidero fare con te alcune considerazioni e, prima di tutto, soffermarmi sul significato stesso della parola “blogger”.
Tu lo sai, vero, che l’essere “blogger” non vuol dire assolutamente nulla?
Pensaci: se domani aprirò una cartoleria, sarò una cartolaia.
E se invece mi metterò a preparare il pane e a venderlo, una fornaia, una panettiera.
Giusto? Se quindi aprirò un blog, di diritto, diventerò e sarò una blogger.
Quindi, punto uno, chiunque apra un blog è una blogger.
Mi segui?
Non “vuole essere disperatamente una blogger”, né “si sente blogger”. Lo è.
Che abbia 3 followers e lettori, fossero anche la mamma, il papà e lo zio Pino o che abbia 400.000 milioni di followers tra cui Abdhul, Emma Marrone, 诸葛 e Qui Quo Qua.
Sarà una blogger in ogni caso. Esattamente come te e come me.
Che faccia delle foto belle o che “il suo Instagram non si può guardare”.
Che scelga di recitare una parte sui social oppure no.
Che sia la sorella di un personaggio famoso o no.
Che si descriva come un orsetto del cuore e in verità in casa si trasformi in Alex DeLarge.
Che risponda da diva agli inviti chiedendo una fee anche per bere il caffè e fare pipì, oppure no.
Che declini ogni invito con la storia che il suo agente non trovi “in target” con il suo blog il cliente.
Che compri o no i followers e i like.
Che smetta di seguire le amiche su Instagram perché “io con Instagram ci lavoro e ho una reputazione digital da portare avanti!”.
Che i biscotti di cui parla nel suo post glieli abbia inviati un’agenzia o che se li sia comprati da sola e se li sia pure scofanati tutti.
Che si faccia i selfie risultando per te ridicola o che, al contrario, risulti tanto provocante da risultare “una zoccola”.
Che si fotografi solo le punte dei piedi, che si metta lo smalto solo alla mano che nella foto tiene il piattino.
Che si sia rifatta tutta.
Che abbia il cagnetto e che sfoghi su di lui il suo desiderio di maternità.
Che scriva post gratis oppure no, “sputtanando la categoria” (paradossale, sapessi cosa davvero sputtana la categoria!).
Quante ne ho sentite in questi anni!! Tutte quelle che ho scritto!
E quando vengono a dirle a me, so bene che la prossima su cui vomiteranno schifezze sarò io.
Facciamo a meno del pettegolezzo, amica mia.
In ogni caso, tornando all’ipotetica blogger di cui sopra, mettiti in testa che lei sia una blogger, quanto te.
Quindi torna sul pianeta terra, qui vicino a me, e smettila di pensare che una donna di media cultura e a 30 anni passati, voglia “fare” o “sentirsi” una blogger.
Guarda che non ci è stato assegnato il premio Nobel per la pace o per la Letteratura.
Abbiamo solo un posticino nell’etere, in cui possiamo scrivere qualsiasi cazzata, senza che nessuno o quasi ce la contesti.
Ce l’ho io, ce l’hai tu, esattamente come milioni di persone nel mondo.
Quando vengo presentata come “blogger”, chi mi conosce lo sa bene, mi sento sempre a disagio.
Come “influencer” poi non ti dico!!!!
“Influencer de che?!”, domando io.
Che avrò mai io da influenzare? Meglio di no, non ho nulla da insegnare agli altri.
Io ho un blog. Ho semplicemente un blog, sono una mamma, ho un lavoro (per fortuna), che non è (solo) il blog.
E, attenzione, non l’ho aperto per diventare Chiara Maci, Chiara Ferragni o Chiara Cecilia Santa Maria (facci caso: scritto così sembra tanto “La Pinta, la Nina e la Santa Maria”).
Il solo fatto che io mi chiami Francesca mi fotte in partenza!
Se tu, invece, ti chiami Chiara, hai sicuramente più possibilità di me, è evidente.
Scherzi a parte loro sono state e sono bravissime.
Le stimo molto, con ammirazione e senza alcuna invidia. Loro sono loro, io sono io e tu sei tu.
Che non vuol dire meglio o peggio.
Vuol dire che “guardale e impara” invece di sputare inutile veleno su qualcuno a cui alla fine ti piacerebbe tanto somigliare.
Quando ho aperto il blog non ho inserito subito nel “contattami” di essere disponibile per collaborazioni.
L’ho aperto perché, più o meno dai miei 8 anni, scrivo come una matta e la scrittura è, per me, come bere, mangiare e respirare. L’ho aperto perché mi annoiavo, ero incinta e la mia gravidanza non era delle migliori né delle più facili e felici.
C’è chi beve, chi si droga, chi scrive.
La scrittura mi faceva e fa stare bene.
Però, lo so che lo stai per dire, se scrivere ci rende felici lo possiamo fare anche nell’intimità della nostra cameretta.
Io ho fatto così per anni, durante le medie, il liceo, l’università, i mille corsi di scrittura.
Poi un giorno ho avuto voglia di scrivere la storia della mia pazza famiglia, in un momento particolare per il mio paese di origine (il Venezuela).
Così è nato il mio Vivere per Raccontarla (saprai sicuramente che Vivir para Contarla è il titolo di uno dei più bei libri di Gabriel Garcia Marquez).
Pochi mesi dopo la situazione politica e sociale in Venezuela è degenerata.
Così sul blog ho creato un nuovo spazietto per parlarne e, aiutata da diversi amici venezuelani in esilio come me, ci siamo dati da fare per far conoscere la nostra triste realtà, mentre il mondo restava zitto e inconsapevole.
Poi è stata la volta di Mamme Gemelle insieme alle mie amiche Giulia e Costanza. Con Mamme Gemelle ho scoperto le potenzialità della comunicazione digitale e ho improvvisamente capito che si potesse guadagnare anche così.
Attenzione: non facilmente. Di facile non c’era né c’è nulla.
Però potevo finalmente stare a casa con le mie bimbe, reinventarmi, trovare una soluzione lavorativa nelle mie corde.
Senza nessuna aspettativa e senza nessuna ambizione, ho iniziato a trattare nel mio blog anche altri temi, che comunque mi erano cari.
Per me che da 15 anni mi occupo di pubbliche relazioni e di comunicazione il blog si è trasformato, piano piano, in una vetrina per me fondamentale.
La vetrina del mio negozietto.
Tutti i negozi ne hanno una, no?
Anche la cartoleria e la panetteria di cui ti parlavo prima.
Una vetrina che, se allestita bene, se di charme, porta più facilmente qualcuno a varcare la porta del negozio e a venirmi a conoscere.
Ed è esattamente questo quello che voglio. Nel mio caso, come nel caso di tante colleghe, il mio negozio, però, non è il blog.
Il mio negozio sono io. Perché il mio lavoro è stare in mezzo alla gente.
Quindi il mio interesse non è dare un’immagine diversa di me stessa.
Le persone non sono stupide e io non ho intenzione di fregarle.
Io voglio solo far vedere quello che sono, farmi conoscere, portare le persone ad andare oltre al pregiudizio, qualora dovessero averne.
Perché so bene di essere una persona un po’ particolare, di quelle a cui vuoi bene subito oppure detesti all’istante.
Farmi ingaggiare per progetti digital che abbiano a che vedere con la comunicazione, digitale e no e con le pr, digital e no.
La vetrina carina, ovvero l’instagram con un buon seguito e il blog messo bene, torna sicuramente utile.
Ma se poi, una volta entrate nel mio negozio, le persone si dovessero sentire a disagio, in un luogo poco accogliente, sicuramente finirebbero con l’uscirne e io non otterrei il risultato sperato.
Ecco, io lavoro per rendere bella, sempre più bella, la mia vetrina.
Secondo i miei canoni, s’intende.
Dove bello non vuol dire postare ogni foto in “amaro” o rispettare i cromatismi, ma essere semplicemente io.
Ma lavoro soprattutto perché le persone possano trovare qualcosa di migliore varcata la porta.
Credo davvero che ognuno debba essere libero di agire e comportarsi come ritiene più opportuno.
Senza che qualcuno se ne stia lì, sempre pronto a giudicare e a puntare il dito.
Pensa al viaggio.
Ti piace viaggiare? A me tantissimo!
Prova per un attimo a pensare a quanti modi differenti esistano per viaggiare: in moto, in aereo, in auto, da soli o con amici, in famiglia o in coppia. In roulotte e in camper, in treno. In campeggio o in un hotel 5 stelle.
In Italia o all’estero.
L’obiettivo è uno solo: conoscere, imparare, aprire la mente, osservare e godersi le meraviglie che offre il mondo.
Come lo si fa non importa poi molto.
Ecco, siamo tutte blogger, lo siamo allo stesso modo!
Non ti perdere dietro a querelle sterili, non ti mettere a sputare veleno su gente che alla fine neppure conosci.
Non giudicare.
Non sprecare energie preziose e tempo per elaborare ed esprimere pensieri cattivi.
La vita è così corta, cazzarola.
Insomma, amica blogger, io ci metto il cuore, ci metto il tempo e ogni mia energia.
Esattamente come fai tu.
E se non sono brava come te amen, anche se pensi che tutte si strappino i capelli per copiarti, io non voglio essere come te.
Io sono io e sono contenta di quello che sono.
Sempre tesa a migliorarmi, ovviamente.
Ma sto bene cosi.
Pensa che ho così tante amiche fotografe, una più brava dell’altra.
Ogni tanto riesco a postare una loro foto ma non riuscirei mai a rendere bellissimo il mio Instagram perché farlo richiede pazienza e tempi rallentati e io sono incontenibile, tutto e subito anche le fare una foto e pubblicarla.
Certo, mi piacerebbe tanto saper fare delle belle foto.
E farò un corso!
Anzi, non è che per caso hai voglia di insegnarmi tu a fare delle foto decenti?!?
Però a me il mio Instagram piace, anche se cupo, incoerente, lunatico, con mille filtri diversi e bruttino.
Perché parla di me. D’altronde io vivo per raccontarla.
Che culo abbiamo, non pensi? Finchè dura è una grande fortuna poter fare questo lavoro!
Sì, perché né tu, né io possiamo sapere realmente quanto durerà.
Godiamocela questa Era dorata del blogging, perché, anche se a te che sei un po’ negativa non sembra, al momento, c’è spazio e ci sono opportunità per tutte.
Ogni giorno ci sono nuovi progetti, nascono come funghi nuove opportunità.
Togliti quelle lenti grigine con cui guardi il mondo, smetti di preoccuparti di quello che fanno le nostre colleghe blogger e mettiti in testa che la vita, gira e rigira, sa essere meritocratica.
Inizia a non tenerti stretti stretti i contatti che hai, consiglia e suggerisci agenzie alle nostre colleghe e fai i loro nomi alle agenzie. Ti stupirai di quanto possa tornare indietro.
Nessuno ti toglierà nulla, credimi.
Se oggi lavora lei, domani a lavorare sarai tu. Offri e chiedi contatti, datti da fare, sii meno timida.
Il mare è pieno zeppo di pesci, bisogna solo saperli vedere e avere la pazienza e la fiducia per poterli trovare.
Prima che blogger mi occupo di comunicazione e progetti digitali.
Ti posso giurare che prima di alcuni instagram patinati con le foto filtrate uguali, prima delle chiacchiere ego-referenziali, prima di tutto questo si guarda ancora la persona.
Come dici? Non tutti lo fanno.
Vero, hai ragione. ALCUNE aziende si fanno fregare. Vero.
Sai, internet è nato ieri, noi eravamo già adulti.
Io e te, forse, a meno che tu non abbia 20 anni, non potremmo mai avere lo stesso approccio al blogging che ha la nostra collega 15enne.
Nelle aziende, quasi sempre, le decisioni le prendono persone che appartengono alla generazione nostra o a quelle precedenti.
Capirai bene che difficilmente potranno cogliere al 100% il mondo digitale.
Quindi è logico e normale che sia il numero a far luccicare la tua vetrina.
Le aziende, ben consapevoli di non essere in grado di giudicare autonomamente, hanno preso, però, la sana abitudine di rivolgersi a chi si occupa di digital pr.
Esistono tantissime valide agenzie che fanno questo lavoro, in Italia e nel mondo.
Agenzie e digital pr hanno chiaramente dovuto prendere le misure e piano piano stanno cambiando prospettiva e approccio. Quindi, ti voglio rassicurare, non è più tanto vero che si guardi solo il numero.
Per fortuna l’attenzione sta tornando su forma, contenuto e sulle caratteristiche UMANE del possibile candidato.
Perché la gentilezza, amica, vince su tutto!
E se il tuo blog è da sturbo, il SEO una meraviglia, le tue foto da copertina ma tu sei una stronza fotonica, ti atteggi sempre come la Duse, sei un po’ noiosetta e parli sempre male degli altri, convinta che tutti vogliano fregarti, non andrai comunque lontano.
Se perdi punti in umanità, sei pettegola, non fai mezzo nome utile e sei sgradevole come una ragade, le agenzie, progetto dopo progetto, inizieranno comunque a starti alla larga.
Credimi, non ho motivo di dirti bugie.
Ti faranno lavorare una o due volte. Ma poi, facci caso, non torneranno a chiamarti.
Magari proprio per preferire quella che tu tratti e consideri come una sfigata che si compra da sola creme da recensire e si abbuffa di cioccolatini, ma che magari, finito di lavorare alle 19 e messo il figlio a letto alle 21, passa la notte intera a scrivere, a impegnarsi per partorire dei post in cui ci mette il cuore.
Sì perché un buon post, amica mia, non lo determinano le visualizzazioni o i like.
E nemmeno l’indicizzazione su Google o il fatto che diventi virale.
Un buon post è un buon post quando ci hai messo l’anima.
Tieni conto che io di virale in 4 anni di blog ho visto solo la gastroenterite delle mie figlie, eppure non ho mai mollato un secondo e non c’è giorno, te lo giuro, che io non raccolga ciò che di buono ho finora seminato in questi anni.
Attenzione però, ti sto dicendo come la vedo io.
Quando guardo il tuo blog lo considero bello, quando guardo i tuoi social spesso ti ammiro e mi dico che avrei solo da imparare da te. E se invece, al contrario, il tuo stile non mi fa impazzire, stai certa che magari non ti prenderò come esempio, ma di certo non ti sputerò cattiverie dietro.
Fa così “comare” alla “Bocca di Rosa” questa estetica del brutto che porta tanti a godere solo attraverso il chiacchierio e il pettegolezzo.
Mia madre mi ha ripetuto per una vita che nulla risulti più di cattivo gusto di una donna sbronza.
Sono d’accordo. Aggiungerei anche che nulla, visto da fuori, risulti così triste e orribile come una donna che spinge giù dalla rupe un’altra donna.
Su Facebook ormai sembra di stare dentro un’arena!
Con leoni che sbranano gladiatori, gente che si ammazza e un pubblico pavido impazzito che si sgrilletta per la ferocia altrui. Hai notato che nessuno si alza mai in piedi per difendere qualcun altro?
Ehy, siamo una categoria!!! Siamo Donne, prima di tutto.
E poi siamo Blogger.
Lo sai che se andassimo tutte d’accordo ci sarebbero così tante cose belle da fare insieme?
Lo sai che le agenzie ed i lettori lo percepiscono questo livore inutile?
Lo sai che stai facendo una figura di merda dopo l’altra e la stai facendo fare anche a chi non meriterebbe di farla?
Siamo donne. Solo per questo dovremmo tenerci per mano e camminare a testa altra.
Non vedere nemici dove non esistono, lavora sulle tue paure e insicurezza abbandonando l’arrivismo, l’ambizione, l’invidia.
Sii felice di quello che sei, lavora duramente per ottenere un buon posto nella tua ideale scala del “blogger migliore”, se proprio pensi che questo possa in qualche modo innalzarti.
Ti preoccupi e parli di principio quando una nostra collega scrive un post gratis.
Tu fatti pagare, è giusto. Però non preoccuparti di ciò che fa lei.
Anche nel mondo reale ognuno di noi sa dare il proprio valore al proprio lavoro. Se tu chiedi 200 è giusto così, probabilmente offri un risultato diverso da chi chiede 100. O da chi non chiede affatto.
Inizia a mettere in preventivo, oltre agli zeri, che stai iniziando a interfacciarti con gente preparata.
Se vali 200 avrai questa cifra. Se vali di più avrai di più. Il fatto che una tua collega per la tua stessa cifra pubblichi una foto in più non ne fa una stronza, né una sfigata. Né rende te meno competitiva.
Se siamo sicuri di noi stessi e di quello che offriamo possiamo chiedere ciò che vogliamo. L’agenzia chiamerà sia te che lei. Vedrai.
Spero che tu non veda del giudizio in queste mie parole.
Il solo momento in cui posso averti giudicata è stato quando ti ho chiesto di ricordarti di essere umile e che la vita è un lampo.
Ricordati sempre che la vita, reale come digitale, è una ruota.
Oggi siamo in vetta e domani saremo di nuovo giù.
Vivi e lascia vivere.
Un blogger dovrebbe essere un esempio da seguire, di questi tempi.
Proprio l’altro giorno, chiacchierando con una nostra collega blogger che adoro, abbiamo parlato dei nostri blog paragonandoli a dei piccoli giardini.
Degli orticelli di cui prenderci cura, giorno dopo giorno, nei quali lavorare duramente e con tutte le energie di cui disponiamo, per renderli sempre più belli e accoglienti.
Ecco, io me ne sto qui a piantare semini, ad annaffiare, ad aspettare che piova, a proteggere le piantine dagli uccelli, dagli insetti e dalla grandine.
Con immenso amore.
Alzo la testa solo per vedere se pioverà o se esce il sole e per godermi il panorama.
Al di là della staccionata che mi divide dal tuo giardino guardo poco e raramente.
E se lo faccio stai sicura che lo faccio per curiosità, oppure per prendere esempio, per complimentarmi, per sorriderti o per proporti di abbattere la staccionata, non per constatare disperatamente che il tuo giardino sia più verde del mio e per criticare il tuo operato o il fertilizzante che usi.
Quelli sono fatti tuoi, solo tuoi.
L’amore e la gentilezza, amica. Contano solo quelli.
E se proprio proprio dobbiamo influenzare qualcuno, in quanto “influencer”, allora facciamo un buon lavoro:
diffondiamo l’amore e la pace, la solidarietà, il rispetto e l’educazione.
In primis tra donne. Diamo il buon esempio.
Non giudichiamo, pensiamo al nostro orticello e guardiamo quelli altrui solo per fare qualcosa insieme.
Spero tu abbia capito il senso di questa mia lettera.
Spero tu possa cogliere che dietro alla polemica sottile c’è solo una gran voglia di pace e normalità, perché penso avremmo tutte solo da guadagnarci.
Ti abbraccio,
Francesca