Quando i maestri hanno il becco e le ali

di Cono

Voglio cominciare dicendo che non sono un etologo, neanche un ornitologo, sono solo un fotografo che osserva e cerca di capire le meraviglie nascoste di questi uccelli magici, che sono come gioielli che ornano il cielo di Caracas ogni giorno; sono cosciente che questi volatili sono stati introdotti in questa zona (Caracas) dall’uomo, come sono cosciente delle conseguenze che ciò può comportare venendo a contatto con altre specie locali.

Questo ci impegna ad averne maggior cura e ci richiede una ben più alta responsabilità nei loro confronti.

La domanda che dovremo porci è: “Gli uccelli sono responsabili dei movimenti dell’uomo?” In realtà, credo di no.

Dai pappagalli ho imparato a riconoscere quanto gravi siano state le conseguenze dei nostri errori, volendo conquistare il mondo lo stiamo perdendo, e se ci si chiede come si può perdere qualcosa che non ci appartiene, è perché non siamo ancora entrati a contatto con il mondo reale, un mondo che protegge la vita nelle sue molteplici forme.

Crediti: @mabelcornago

Se in passato abbiamo avuto la gioia di coesistere con il creato, il nostro contatto con questi volatili era il nostro pane quotidiano, e non solo con gli uccelli, anche con gli altri animali e forme di vita, esisteva una coabitazione armoniosa, il mondo era nostro, ci apparteneva senza la necessità di un titolo di proprietà o un documento che lo dimostrasse, il mondo era nostro ed era libero, era libero e nostro, in cui l’uomo non era visto come cacciatore e gli animali come preda.

Siamo stati creati per amministrare qualcosa già di per se perfetto! Immaginate quale difficile compito! Quale contributo avremmo potuto dare a qualcosa che anche senza di noi era in un costante e dinamico movimento?

Sarebbe stato possibile contribuire?

Io penso di si, eravamo in grado di farlo quando l’amore era il nostro vestito; quando il sorriso era il caffè del mattino e la siesta del pomeriggio; quando camminavamo salutando tutti e se incappavamo in una farfalla era un giorno di giubilo; tutte le forme di vita erano ammirate e rispettate; eravamo pazienti e rispettosi; se volevamo condividere con una specie in particolare, rispettavamo i suoi spazi e le sue qualità; se mancava all’appuntamento, non ti adiravi perché capivi che i tuoi tempi non erano i suoi, andavi via e tornavi il giorno successivo intraprendendo un’attesa senza rabbia, un’attesa che sarebbe stata premiata.

Crediti: @mabelcornago

Ho scoperto con le mie Ara che ancora mi appartengono, perché credo in un mondo che le protegge, e sono ancora mie. Io le ho, e ne sono talmente legato da capire che non sono il loro padrone perché, ‘come poter essere padrone di qualcosa che di te è padrone?’

Mi fa sorridere il gioco di parole e anche se può sembrare ironico, è la mia maniera migliore di esprimerlo.

Il mio amore per la natura è qualcosa di molto grande, è un amore diverso e spontaneo, dove provo entusiasmo nell’atto di donare e mi rinnovo nel non ricevere, dove molte volte utilizzo la tecnica dell’aspettare e gioisco nel sudare provando, semplicemente aspetto e imparo da quegli istanti; apri gli occhi e guarda con attenzione, scoprirai che anche dall’attesa c’è da imparare.

Ho imparato dalle Ara la grande responsabilità che è stata assegnata al genere maschile.

Nel periodo in cui le uova si schiudono, i maschi intraprendono il loro volare quotidiano, ben sapendo che li aspetta un doppio lavoro, provvedere alla loro femmina e provvedere ai loro piccoli, volando ancora verso il nido e rigurgitando il cibo per la prole, il giorno non finisce presto, tocca volare ancora per cibarsi per ultimi, e tocca recuperare le forze perché domani è un altro giorno e la tua famiglia deve mangiare ancora.

Crediti: @mabelcornago

Ora mi chiedo, ‘Se lo fa un volatile, non sarebbe il comportamento ideale anche per noi?’ E’ così grande, così forte la nostra responsabilità nei loro confronti.

Questo apprendimento richiede impegno e conoscenza già che spesso commettiamo l’errore di credere che quel che è corretto per noi è corretto per tutti: ‘Se io mi cibo con pane e latte la mattina sapendo che è nutriente per me, posso pensare che le Ara possano fare la stessa cosa.’

Che l’animale mangi quello che tu gli dai, non è una ragione per credere che tu gli stia facendo del bene, ricorda, tu te ne prendi cura, lo proteggi, credi ‘nel mondo che protegge’, ricorda.

Per amore accetti le differenze,  per amore cerchi il cibo adatto e tu non mangi ma mangiano loro.

A volte ti chiedi: come possono mangiare sempre la stessa cosa senza annoiarsi?

La verità è che non lo capisci, ma va bene così, perché non devi cercare di capirlo ma semplicemente rispettarlo.

Crediti: @mabelcornago

C’è qualcosa che ho visto e registrato nelle mie foto.

Le Ara di colore blu e quelle di colore rosso sono diverse; la cosa più bella è che nonostante le differenze volano insieme. Arrivano sempre insieme e insieme se ne vanno, forse hanno coscienza che debbano nutrirsi a vicenda; ogni colore ha la sua famiglia e tutte, rosse e blu, vivono nello stesso parco.

E’ magnifico poter essere testimone di un atto così perfetto, che grande insegnamento mi lasciano le Ara! Anche se io non esistessi, questo ciclo continuerebbe a durare, e loro lo sanno, le ‘blu’ e le ‘rosse’ sanno che devono continuare ad essere unite; non è un caso che volino insieme.

Umilmente vi suggerisco di osservare le Ara, se avete la possibilità di vederle da vicino, siate responsabili, e se le amate moltissimo, imparate a scattare foto, è il modo migliore perché possano rimanere nella loro ‘casa’, chi le ama lo sa, e chi le ama le lascia libere, chi ama non imprigiona.

Dio benedica chi legge, Dio benedica le mie Ara.

Testo: Isaac Paniza

Tradotto dallo spagnolo all’italiano da: Cono Carrano

 

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