Porlamar, Isla Margarita.
Ecco un nuovo capitolo da aggiungere alla raccolta “A Margarita non succede mai niente” di alcuni degli operatori turistici (italiani) che dall’isola diffondono notizie false pur di tirar su qualche nuovo sprovveduto turista.
José Padrón Albornoz, di 78 anni, si trovava ad una fermata dell’autobus lungo la Avenida 4 de Mayo di Porlamar, quando, secondo quanto riportato da alcuni testimoni, due persone a bordo di una moto rossa si sono fermate a pochi passi da lui minacciando di ucciderlo se non avesse consegnato loro la borsa che portava con sè.
A quanto pare, il turista, arrivato sull’isola sabato da Maracaibo per trascorrere qualche giorno di vacanza a casa di amici, ha cercato di scappare in direzione dei negozi lungo la 4 de Mayo, quando uno dei due uomini ha estratto una pistola sparandogli e ferendolo al fianco sinistro.
Le persone che hanno assistito alla scena sono corse a soccorrerlo una volta scappati i due rapinatori.
Padrón Albornoz è stato immediatamente trasferito in un centro medico privato del municipio Maneiro, dove è stato sottoposto ad un intervento chirurgico per estrarre il proiettile. Le sue condizioni sono fortunatamente stabili.
Come ormai è chiaro a chiunque abbia almeno un pò di buon senso per riconoscerlo ed ammetterlo, Margarita, purtroppo, non ha più nulla a che vedere con quella che era una volta.
È per me impensabile che le agenzie non blocchino, almeno per il momento, la vendita di pacchetti turistici verso l’isola.
Ma soprattutto mi risulta molto complicato comprendere come si possa trascorrere una vacanza, e quindi un periodo riposo, svago e divertimento, in un luogo dove ormai non si ha più la rassicurante sensazione di potersi godere un pò di meritato riposo e relax in completa e garantita sicurezza.
Ribadisco, per chi dovesse leggermi oggi per la prima volta, che queste considerazioni non arrivano certo da un’italiana che ha visitato Isla Margarita tre volte nella sua vita o che è andata ad aprirci un’agenzia viaggi in pieno regime chavista (gli ultimi 15 anni). Men che meno da qualcuno che, per qualche incomprensibile motivo, desidera boicottare il turismo e l’immagine tranquillita di un posto.
Ho vissuto sull’isola per diversi anni e, prima di me, ci hanno abitato i miei genitori ed i miei nonni, che visitarono per la prima volta Margarita all’inizio degli anni ’50, quando si presentava sotto forma di una verde e fitta foresta senza strade e negozi, ma solo pueblitos di casette squadrate color pastello avvolte dal sole dei tropici e circondate da spiagge da sogno.
I miei nonni hanno contribuito, con i loro progetti, alla realizzazione, al lancio e alla promozione di un turismo di qualità sull’isola, più di mezzo secolo fa.
Anche dopo esserci trasferiti in Italia non abbiamo mai smesso di trascorrere periodi più o meno lunghi a Margarita, prima e durante Chávez, mentre i miei nonni sono rimasti là, a seguire le loro attività.
L’ultima volta che sono stata sull’isola è stato quasi 4 anni fa.
Mi manca tremendamente e non c’è giorno che non senta il desiderio di tornarci, ma durante quella vacanza capitarono una serie di eventi spiacevoli ad amici e conoscenti (rapine, omicidi, furti), tanto che decisi di non metterci più piede fino a quando le cose non fossero migliorate.
Purtroppo non solo non migliorano, ma peggiorano inesorabilmente. L’ondata di cubani e di sfollati dalla terra ferma verificatasi sotto Chávez non ha certo contribuito a renderla migliore, anzi l’ha definitivamente trascinata nella miseria e nella delinquenza.
Non posso pensare che passino due delinquenti in moto sulla centralissima 4 de Mayo in pieno giorno e sparino ad un turista per derubarlo.
Non è decisamente la stessa strada che mio fratello ed io percorrevamo avanti e indietro in skateboard da bambini, o quella bruricante di negozi d’alta moda che negli anni ’80 vendevano Tod’s, Ferragamo e Armani accogliendoti con un flute di champagne. Ma nemmeno quella degli anni più recenti dove ogni mattina di ogni mio soggiorno sull’isola, bevevo il primo caffè della giornata seduta ad un tavolino della Panaderia 4 de Mayo, forse lo stesso dove si sedettero mia madre e mio padre in occasione del loro primo appuntamento, più di 35 anni fa.