Provate ad immaginare di essere venezuelani anche voi

di Francesca

 

Proprio ieri, mentre correvo qui e là nel traffico di Milano, osservando le persone che passeggiavano tranquille per le strade, magari con orologi e borsette di valore ben in vista, con il telefonino tra le mani, intente nel prelevare al bancomat con estrema serenità ed il portafogli in mano, ho pensato che alcune di queste cose così banali, che qui in Italia diamo per scontate, in Venezuela sono ormai una vera e propria utopia. Ho proprio pensato a quanto possa essere difficile immedesimarsi nella situazione che milioni di venezuelani stanno vivendo. Non è facile mettersi nei panni altrui. Non è facile, stando qui, capire che un paese nato ricchissimo grazie al pessimo governo dittatoriale sia ormai allo sfascio e comprendere davvero ed in modo empatico quanto stiano soffrendo i venezuelani. Erano nei miei pensieri considerazioni come quelle che seguono, scritte da Odilia, mia cara amica che spesso e volentieri mi toglie le parole di bocca. Oggi sia lei che Cono erano a Bologna a manifestare per il Venezuela. A non arrendersi di fronte al poco interesse pubblico, a non gettare la spugna nonostante l’ignoranza generale, nonostante l’atteggiamento volutamente intimidatorio da parte di enti “ufficiali” ben attenti a segnalare chi come noi rema nella direzione opposta al regime vigente. Come ci diciamo spesso nel corso delle nostre telefonate, non importa se stiamo combattendo contro i mulini a vento. Non importa se molto di quanto scriviamo e diffondiamo resterà invisibile ed inascoltato. Chi come noi continua a combattere, anche se a distanza e anche se solo ideologicamente, è semplicemente mosso da un grandissimo amore verso la propria terra ed il proprio popolo ed vuole sentirsi a posto con se stesso il giorno che potrà rimettere piede in Venezuela. Noi non vediamo l’ora! Vi lascio alle parole di Odilia pregandovi di provare ad immaginare per davvero quello che vi invita a fare nelle righe che seguono.

Di: Odilia Quattrini

Che cosa non si farebbe per la propria patria? Provate ad immaginare se in Italia la popolazione fosse alla fame, se amici e familiari con malattie croniche o gravi, non trovassero farmaci per curare leucemie, tumori, ipertensioni, diabete, insufficienze renali, ecc. e fossero così condannati a morte sicura. Immaginate di dovervi sottoporre ad un intervento chirurgico urgente e che questo vi fosse praticato senza anestesia perché in Italia si fosse rimasti senza anestetici; immaginate di non trovare più pannolini in commercio per cambiare i vostri bambini e che, ancora peggio, non si trovasse più da nessuna parte il latte per preparare i loro biberon. Provate ad immaginare cosa fareste se la vostra macchina rimanesse senza batteria, se si fermasse per un guasto e non si trovassero pezzi di ricambio e quello fosse il solo mezzo di trasporto per andare a lavorare. Immaginate di dover fare file interminabili sotto il sole cuocente (ad esempio, nel mese di luglio) o sotto la pioggia, di giorno o di notte, con la SOLA speranza (speranza, non certezza) di riuscire a comprare un pollo, o due litri d’olio, o farina, o pannolini e che poi, dopo tutto questo tempo, una volta arrivati al bancone di vendita, il prodotto per il quale avete fatto 6 ore di fila, fosse esaurito…
Provate ad immaginare come vi sentireste se vi recaste in una qualsiasi piazza del mondo ad urlare la vostra disperazione perché in Italia si stesse vivendo un inferno come quello descritto e la gente vi dicesse “noi non sappiamo niente, i telegiornali non ne parlano”. Immaginate anche che qualche idiota vi deridesse o insultasse per quello che state facendo, sulla sola presunzione di aver sentito parlare un amico che trent’anni fa era stato in Italia, non trovandola di suo gusto. Immaginate di vedere una vostra amica e connazionale piangere, perché dopo aver perso due fratelli recentemente, ammazzati mentre erano vittime di rapine nel vostro paese, vedeste la gente passare intorno a voi e nemmeno vi filassero di striscio, nemmeno vi degnassero di uno sguardo pur sentendovi urlare.
Credo che anche voi prendereste un microfono in mezzo a una piazza, in qualsiasi angolo di mondo, se in Italia si vivesse una tragedia come quella. Non sentireste alcun panico scenico, non vi importerebbe niente di parlare correttamente o di non pronunciare bene la lingua di quel paese. Non vi importerebbe farvi vedere piangere e non provereste vergogna nel dover pregare i passanti di degnarvi di un secondo di attenzione. Tutto questo lo abbiamo fatto oggi a Bologna. Tutto questo lo stiamo facendo noi venezuelani in qualsiasi piazza del mondo intero, senza paura, senza vergogna, senza pudore. E tutto questo rifaremmo milioni di volte, alimentando la nostra speranza di riuscire un giorno a scuotere le coscienze della gente e far conoscere al mondo intero il nostro dolore.

È proprio così. Niente di più vero, amica mia. Provate ad immaginare di essere al nostro posto, provate ad immaginare quanto dolore sentireste lontani da casa, ad urlare al vento aiuto ed empatia, a chiedere anche solo un po’ di considerazione e di partecipazione che, tristemente, sembra non arrivare mai. Grazie come sempre ad Odilia, grazie ad ogni venezuelano nel mondo che prova come può a cambiare il corso degli eventi e a restituire la libertà al nostro paese e al nostro popolo.

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