Quando le persone se ne vanno, almeno fisicamente, da questa terra, conviviamo con una sensazione strana per tutti i mesi e gli anni a seguire.
Da un lato la razionalità ci permette di capire che non li rivedremo più, da un altro lato ci sentiamo come se quelle persone fossero semplicemente partite e si trovassero lontane, in un posto dove non basta un volo per arrivare e dove non c’è social o connessione che tenga! Da nove anni convivo con questa sensazione. E nove anni sono così tanti che quasi faccio fatica a ricordare la sua voce. Però ricordo ogni giorno chi era e che persona mi ha insegnato ad essere. E alla fine credo si intenda questa per vera “vita eterna”, ciò che di noi lasciamo in terra, nei nostri figli o nel cuore di chi abbiamo incontrato e conosciuto nel corso della nostra vita. Ogni giorno che passa, mentre percorro il mio cammino, scopro di essere il risultato di ciò che mi è stato mostrato e insegnato. Ogni giorno che passa ritrovo in me così tanto di mio padre e rinnovo quotidianamente un senso di orgoglio che mi fa percepire come nettamente inferiori anni che invece iniziano ad essere tanti. Anche oggi so che lui c’è e che in verità non è andato poi così lontano, anche quando ogni natale ho quella strana sensazione di non aver mandato proprio a tutti gli auguri, anche quando mi sembra manchi sempre un regalo all’appello. Anche quando racconto a Giulia e Vittoria che in verità i loro nonni sono 4 e uno posso raccontarlo loro solo grazie alle foto. Però lui c’è, lo ritrovo in moltissimi miei comportamenti, nel modo in cui guardo il mondo e le persone, nel modo in cui affronto la mia vita e tutto ciò che arriva. Nove anni fa non lo avrei mai detto!
Quindi mi dico: “al diavolo la voce!”. Ricordo i suoi occhi, il suo sguardo, la sua risata e la persona dolce, gentile e delicata che sapeva essere con tutti. Questo è di più. Molto di più.