Il Venezuela nel consiglio di sicurezza dell’ONU?

di Odilia

 

di Andres Oppenheimer
tradotto da Odilia Sofia Quattrini

Quando nell’ultra polarizzato Congresso degli Stati Uniti i democratici e i repubblicani fanno una dichiarazione congiunta sulla politica estera, proprio come hanno appena fatto sollecitando al presidente Barack Obama di opporsi all’ammissione del Venezuela nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, solitamente vale la pena leggere di che cosa si tratta.

E in questa occasione, ne vale.

In una lettera del 24 settembre diretta al segretario di Stato degli Stati Uniti, John F. Kerry, 14 membri della Camera dei Rappresentati di entrambi partiti, hanno esortato l’amministrazione a “prendere una posizione attiva” per evitare che il Venezuela riesca ad occupare un seggio non permanente al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, dopo che funzionari statunitensi dicessero che non si sarebbero opposti attivamente alla nomina del Venezuela.

In luglio, il Venezuela è stato nominato per occupare un seggio non permanente nel Consiglio di Sicurezza in una riunione a porte chiuse del gruppo GRULAC, costituito dai paesi latinoamericani all’ONU.

Secondo le regole dell’ONU, la nomina del Venezuela dovrà essere approvata da un terzo dei 193 paesi membri dell’Assemblea Generale dell’ONU in una votazione segreta, nella quale è tradizione che tutti i paesi appoggino le nomine di ogni regione.

La lettera inviata dai legislatori a Kerry dice che “un seggio venezuelano al Consiglio di Sicurezza, incoraggerà il regime del Venezuela e servirà da piattaforma ai regimi perversi con i quali il Venezuela collabora”.

Il presidente venezuelano Nicolás Maduro sta aiutando l’Iran a eludere le sanzioni dell’ONU contro il programma nucleare iraniano, e ha appoggiato pubblicamente il dittatore siriano Bashar al Assad nella guerra civile in Siria, che ha già provocato oltre 200 mila morti.

E quando la Russia ha invaso Crimea qualche mese fa, il Venezuela è stato uno degli appena 11 dei 193 membri dell’ONU che hanno appoggiato l’invasione russa, hanno argomentato i congressisti nella lettera.

Nella missiva, firmata tra altri, dal presidente del sub-comitato dell’Emisfero Occidentale della Camera dei Rappresentanti, Matt Salmon (repubblicano per l’Arizona), la presidente del sub-comitato del Medio Oriente e Africa del Nord, Ileana Ros-Lehtinen (repubblicana per il Florida), e la presidente del Comitato Nazionale Democratico, Debbie Wasserman Schultz (Florida), si chiedono anche “sanzioni più rigide contro i violatori dei diritti umani del regime di Maduro”.

Agli inizi di quest’anno, almeno 43 persone sono morte, oltre 800 sono risultate ferite e circa 2500 arrestate durante le proteste studentesche in Venezuela.

Secondo Human Rights Watch, c’è stato “una allarmante linea” di violazioni dei diritti umani da parte delle forze governative.

Al contempo, Maduro ha assunto il potere dopo un dubbioso processo elettorale l’anno scorso, e ha arrestato diversi leader chiavi dell’opposizione come Leopoldo Lopez con accuse create ad arte, secondo quanto dicono i firmatari della lettera.

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