In occasione di un progetto di cui ci stiamo occupando in ufficio, negli ultimi giorni il mio collega Antonio ed io ci siamo convertiti in due addetti alle risorse umane, sostenendo circa 15 colloqui al giorno ed incontrando più di 100 ragazze in pochi giorni.
Alla luce di questa nuova e divertente esperienza, qualche giorno fa avevo proprio scritto sulla mia pagina Facebook di aver avuto una serie di illuminazioni durante alcuni di questi colloqui e avevo stilato il decalogo che segue, spiegando di aver appunto compreso queste 10 cose fondamentali:
1) mi dovrò fare un culo al quadrato per tirare su Giulia e Vittoria;
2) dovrò scrivere a breve sul mio blog un post dettagliato sul tema;
3) bisogna incentivare i giovani alla frequentazione dell’estetista e del dentista e ad una pulizia dei denti semestrale;
4) ho un collega simpatissimo con cui mi basta uno sguardo per capire a chi dire:”sei fuori!” alla Briatore;
5) appena saranno in grado di intendere e di volere spiegherò alle mie figlie che una stretta di mano vigorosa, uno sguardo diretto, un viso sorridente e le spalle dritte fanno la differenza;
6) per il 90% della popolazione italiana il congiuntivo è una malattia degli occhi;
7) il rossetto rosso alle 9:00 del mattino e comunque ad un colloquio andrebbe evitato, così come le tette fuori e il vestitino ghepardato. Inoltre l’ombretto perlato fino alle sopracciglia non si usa più dagli anni ’90;
8) se vuoi e hai bisogno di lavorare non puoi attaccare subito con 400 “se”, “ma” e “però”;
9) se ti fai un tatuaggio o un piercing andrebbe fatto dove non batte il sole ed è agghiacciante una ragazza carina con il traforo del Monte Bianco nel lobo;
10) non verrete prese se mandate video mezze nude in cui vi leccate una tetta o mandate baci alla telecamera.
Assodato che il punto 1 sia più che mai chiaro nella mia mente e che come madre di due figlie femmine io senta una grandissima responsabilità, ho ora intenzione di rispettare il punto numero 2.
Non cadrò nei luoghi comuni di cose da fare o non fare in occasione di un colloquio lavorativo perchè onestamente non sarei in grado di dare buoni consigli e ci sono fior di professionisti che potranno pronunciarsi in questo senso, ma sento di volermi rivolgere a questa schiera di ragazzine alle prime armi che affrontano per la prima volta un colloquio (nel nostro caso, oltretutto, non si sta parlando di trovare scienziati ed ingegneri nucleari ma hostess, da cui ci si aspetta solo un bel sorriso, un viso pulito, un carattere socievole e un italiano decoroso), anche perchè ritengo che questi “consigli” possano tornare utili in generale, in qualsiasi tipo di relazione e scambio interpersonale, a prescindere dal contesto lavorativo.
Tornando al decalogo, il punto 3 è nevralgico:
Non puoi, nel 2014, non essere mai andata dal dentista. Non puoi vestirti in modo carino, avere cura dell’abbinamento borsa-scarpa ed orecchino e poi aprire la bocca e far paura ai bambini.
E non raccontiamocela, una pulizia dei denti può avere un costo esiguo e comunque si tratta di igiene personale, quindi priorità assoluta rispetto alla borsetta.
Nemmeno un tabagista, accanito bevitore di chianti e di caffè di 90 anni può avere i denti ricoperti a tal punto di tartaro.
Se poi, a maggior ragione, ti occupi di comunicazione, pubbliche relazioni, fai un lavoro a contatto con la gente o ti stai candidando per un lavoretto per cui l’immagine ha molta importanza….non si può.
Stessa cosa con l’estetista.
Non puoi arrivare con i baffi, con le sopracciglia “doppio-strato”, le unghie nere o lunghe 4cm con sopra disegnati i muffin. Non puoi arrivare con il monociglio, le liane sulle braccia o il neo peloso sulla guancia.
Ma qui la colpa è sempre e solo delle madri e se cresci accanto ad una donna che si depila giusto da maggio a ottobre “perchè tanto negli altri mesi i peli non si vedono” e che si tiene lunghe le unghie dei piedi perchè adora i bradipi o si decolora il baffo come i turisti tedeschi, non puoi sperare in un avvenire migliore.
Il punto 4 è un dato di fatto.
Non mi sono mai divertita tanto.
Ci basta uno sguardo.
Anche il punto 5 ha la sua notevole importanza. Sono dell’idea che la bellezza, come i soldi, sia qualcosa che oggi c’è ma domani possa non esserci più.
Vederla così aiuta moltissimo a non adagiarsi mai e a non cadere nell’errore di credere che un bell’aspetto permetta di vivere di rendita senza puntare su altro.
La bellezza aiuta, negarlo sarebbe ipocrisia pura. Tuttavia tutti invecchiamo e tutti, prima o poi, sfioriremo: il profilo del viso cambierà, i lineamenti si appesantiranno, le forme si arrotonderanno o svuoteranno.
Se si lavora sin da piccole sul proprio carattere, sulla personalità, sul fascino, sulla sensualità, sul portamento, sui modi e sulla sicurezza in se stesse è più probabile che resteremo donne (e uomini) gradevoli e piacevoli all’occhio quanto all’orecchio, quando del bel viso dei 20 anni non avremo neppure un vago ricordo.
Credo sinceramente che tra i compiti di un genitore ci sia anche insegnare ai propri figli a stare al mondo.
E stare al mondo significa anche tirar loro un calcio volante alla Chuck Norris nella schiena se stanno gobbi, riprenderli a tavola se mettono i gomiti sul tavolo e se mangiano stile John Wayne con gomito sinistro sul tavolo, mano sinistra a sostentamento dell’ascella destra e mano destra che impugna tipo uomo di Neanderthal la forchetta. O ancora se si mettono a giocherellare con il cibo a tavola, se cannano i congiuntivi, se sono degli invertebrati (ho avuto militari in famiglia e libri sotto le ascelle a tavola, ma guardandomi intorno oggi ringrazio i miei). Un genitore deve insegnare ai propri figli anche a porsi in modo solare, a stringere bene la mano nel presentarsi, a non dare solo le falangi o una mano letteralmente morta all’interlocutore.
Siamo fatti di muscoli e ossa, facciamoli sentire quando stringiamo la mano a qualcuno.
E poi: sorridete! Vi prego sorridete!
So per certo che di me i più inclini al melodramma possano pensare che io conduca un’esistenza leggera, felice e priva di problemi perchè sorrido sempre.
Niente di più sbagliato.
Ho e ho avuto anche io, come tutti, le mie enormi dosi di dolore e sofferenza.
Capita anche a me di essere giù, di avere le palle girate, di non vivere momenti particolarmente rosei.
Ciò nonostante: ALLA GENTE, AGLI ALTRI, NON FREGA NULLA DI QUELLO CHE VIVETE VOI.
Non riceverete più amore o attenzioni se vi piangerete addosso, non intenerirete.
Al limite farete pena.
Sono crudelissima, lo so, ma a casa mia si è sempre detto che “medico pietoso fa la piaga purulenta” e la verità, anche se brutale, è un grande gesto di amore, alle volte.
Quindi non girovagate tipo zombie con la faccia sempre appesa e il muso ingrugnito.
Non rispondete sempre: “mmm…potrebbe andare meglio”, “benino”, “mah” se vi si chiede come state.
Il “come stai?” 90 volte su 100 è una banalissima domanda di circostanza. Rispondere con un bel sorriso: “bene!” o “benissimo!”, anche se morite dentro, vi darà una marcia in più.
Ciò non vuol dire che al vostro migliore amico dovrete dire che siete felice quando non lo siete. Ma neanche ammorbare il mondo intorno a voi, specialmente se avete 5 minuti e mezzo per dare un’immagine di voi a un perfetto estraneo.
Quanto al punto 6 ormai, lo sappiamo, l’italiano è in estinzione.
Tuttavia, da ragazzine tra i 20 ed i 25 anni, apparentemente di buona famiglia e media cultura non ti aspetti che possano esordire con un “se sarebbero 5 ore io potrebbi farcela” o con un “ogni tanto giuoco ed esco il bambino della mia vicina”.
Chissà se lo triciclano anche.
Sono cose che raggelano.
Raggelano profondamente.
Punto 7.
Il rossetto rosso ha il suo perchè.
Io che ho la bocca a culo di gallina (piccola) non me lo sono mai potuta permettere e ho sempre optato solo per il lucidalabbra.
Mi piace, ci sono donne che risultano incredibilmente eleganti e sofisticate con il rossetto rosso.
Ciò nonostante capire se fa o non fa per noi è fondamentale. E, fidatevi, pochi, pochissimi visi si prestano al rossetto di questo colore.
Il rossetto rosso si presta a chi ha labbra sottili da accentuare o bocche particolarmente belle.
Ma deve essere impeccabile.
Ciò vuol dire che non dovete usarlo come facevate a 6 anni rubandolo dal beauty di vostra madre.
Non dovete impugnarlo e passarlo “ad minchiam” in zona-bocca come fanno i bambini con i pastelli con i disegni da colorare.
Ci sono, anche nel caso della bocca, dei contorni da rispettare, più o meno netti.
Detto questo ha un suo orario ed un suo habitat e, se può rivelarsi perfetto con un bell’abito da sera o un tubino per una cena o una serata, alle 9:00 del mattino, abbinato ad un trucco da cubista in occasione di un colloquio stona parecchio.
Stessa cosa con la palpebra nera e il trucco degli occhi effetto smokey, prima delle 19:00 lasciatelo solo alle modelle.
Tetta fuori: anche se questo punto ha avuto un suo seguito su Facebook 🙂 , c’è momento e momento per esibire il proprio décolleté
E il colloquio non è quello.
Reggiseno: vorrei promuovere una campagna di sensibilizzazione su questa tematica.
Poche cose, insieme alle calze color carne e alla lingerie di cotone grigio topo, risultano orride quanto un reggiseno a vista.
E badate bene vi parlo da seno-munita che, aimè, non ha mai potuto usare un reggiseno a fascia senza trovarselo in vita (la storia che il silicone cucito internamente basti a tenervelo su è una bufala colossale).
Ho optato quindi per i reggiseni normali e ho salutato le magliette a fascia pur di non usare quelle terribili spalline trasparenti e non trovarmi a fare l’hula hoop con il reggiseno.
Piccole regole base cromatiche e logistiche: Sotto una maglietta all’americana si mette un reggiseno all’americana.
Sotto una maglietta senza spalline se ve lo potete permettere si mette un reggiseno senza spalline o si evitano le magliette senza spalline.
Sotto una maglietta scura si mette il reggiseno scuro.
Sotto una maglietta chiara si mette il reggiseno chiaro.
Sotto una maglietta o un vestito bianco il solo colore che si può usare è il color carne. Faccio fatica a incentivarvi all’acquisto di intimo color carne, sappiatelo. Ma così è, l’ho scoperto sposandomi. Quindi per sicurezza un reggiseno color carne nel cassetto va tenuto sempre.
Con il punto 8 intendo dire che essere chiari sin dall’inizio aiuta sempre, ma dire di voler e di dover lavorare ad ogni costo ma poi storcere il naso quando vi si propone un temporaneo luogo di lavoro che richiede un minimo di sbattimento (leggi prendere un autobus o fare 10 minuti in più di metropolitana) non è il massimo.
Siete giovani. Io ho trascorso anni studiando di notte e lavorando di giorno.
L’indipendenza economica e mentale, dai genitori prima e dai mariti dopo, valgono qualsiasi fatica.
Quanto a piercing e tatuaggi non voglio fare quella antica ad ogni costo anche perchè ho anche io dei tatuaggi.
Mi sono amaramente pentita di averli fatti, purtroppo sono cose che il più delle volte si fanno in giovanissima età.
Fortunatamente ho avuto, se non altro, la lungimiranza di capire che un giorno sarei stata una donna, un adulto, con la pelle cascante e le rughe e ho evitato dragoni cinesi sul collo o sulle spalle o cose troppo vistose in punti troppo scoperti.
Anche i tatuaggi sono forme d’arte e non li critico troppo, se piccoli e ben imboscati.
Invece i piercing sono agghiaccianti.
A parte che l’orecchino al naso non va più dagli anni ’80, ma se proprio devi fattelo piccolino e limitati a quello, non il cratere sulla lingua o nel lobo.
Credetemi, è orrendo.
Niente di esteticamente piacevole.
Vi si sformano le orecchie e quando avrete 30 anni, un’altra testa e magari finanze diverse per acquistare orecchini che vadano oltre le travi di ebano che sfoggiate oggi, vi pentirete di avere un lobo che ricorda un racchettone da spiaggia.
Infine vorrei far presente che mandare foto mezze nude o in costume è controproducente. Essere rintracciabili persino su Google con le stesse pure.
Voglio dire: se ti sto chiedendo di fare un lavoro, di immagine o concetto che sia, si suppone che qualcosa indosserai.
Non sto reclutando ragazze per un concorso di bellezza, un film porno, un servizio fotografico, nè cercando hostess per promozioni sulla spiaggia.
Quindi che senso ha mandarmi foto in costume dove corri dietro al tuo topo-cane o ti metti in pose molto sexy arenata nella sabbia?
Inviare ad un futuro possibile datore di lavoro foto o video di voi che mandate baci, ammiccate, scoppiate in risatine isteriche, fate la linguaccia alla telecamera e vi sculacciate non vi aiuterà tantissimo, soprattutto se il responsabile delle risorse umane non è un marpione con tendenze pedofile.
Infine aggiungerei un paio di punti:
Accompagnatore. Se rispondete ad un annuncio di lavoro si suppone che siate maggiorenni.
Grandi abbastanza, insomma, da vedervela da sole.
Può capitare di recarsi accompagnati ad un colloquio, ma l’accompagnatore resta educatamente in sala d’attesa.
Che si tratti di un colloquio o di una visita medica, si entra da soli e non con la mamma, il fidanzato o il marito.
Non diventate delle stalker.
Se vi arriva una e-mail in cui venite informati che non siete stati scelti ma che ci saranno senz’altro altre occasioni per lavorare insieme, non mandate 5 mail di risposta in cui chiedete perchè e in cui insistete nel dire che secondo voi il colloquio era andato a meraviglia.
Non siate insistenti, non costringete l’altro a rispondervi che il profilo cercato deve avere l’arcata dentale superiore completa o comunque spuntare di qualche cm dal desk.
Non cercatevela insomma.
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