Tutto ebbe inizio quando 29 agenti arrivarono in Venezuela in aiuto di Hugo Chávez.Oggi i cubani sono molti, molti di più e, a 17 anni da allora, dominano e controllano l’Amministrazione pubblica venezuelana.Quando il Dottor Janoi González atterrò nell’aeroporto internazionale Simón Bolívar di Maiquetia, si sentì come se non avesse mai lasciato Cuba.
“Non c’era nemmeno un venezuelano, la struttura aeroportuale era diretta soltanto da cubani”,
afferma riferendosi alla Rampa 4, una zona dell’aeroporto di Maiquetia sotto controllo militare, ad esclusivo uso ufficiale.L’esperto in radiodiagnostica, nativo di Pinar del Río (Cuba), arrivò in Venezuela un giorno di dicembre, nel 2012, senza nemmeno che i suoi documenti venissero controllati da alcuna autorità venezuelana.
“Nessun controllo di immigrazione. Alcuni funzionari cubani ti danno il benvenuto, ti dicono ‘Viva Chávez e la revolución’ e ti mettono un timbro sul passaporto”, raccontò il medico.Quel timbro diceva: “Valido solo Cuba Venezuela”.
Janoi González è uno dei mille cooperanti mandati da La Habana in Venezuela e, come molti di loro, si è ritrovato sottomesso a pessime condizioni di lavoro e di vita e ad un controllo se possibile ancora più serrato rispetto a quello sofferto normalmente nel suo paese natale.
“si guadagnava uno schifo: 1.200 Bs, che erano secondo il cambio ufficiale 200 euro e nel mercato nero 50, non avevo alcuna libertà di movimento e vivevo con altre sei persone in una stanza di 20 mq in un motel di Guanare, la capitale agricola del Venezuela”,
racconta dagli Stati Uniti dove è scappato nel 2013.I cubani esercitano controlli su tutto, conoscono le proprietà dei venezuelani e le loro transazioni di denaro.Se si guarda una mappa delle Americhe Cuba figura come una piccola lingua di terra che sembrerebbe galleggiare alla deriva.Niente di più lontano dalla realtà.Strettamente legata ad una vecchia dittatura comunista,l’isola ha ben chiaro dove reperire dollari per mantenersi a galla.Negli ultimi 15 anni quella lingua di terra di 108.000 km quadrati, con una delle economie più arretrate, è riuscita a saziare i suoi appetiti in Venezuela, un paese nove volte più grande, tre volte più popolato e non enormi risorse, tra cui le maggiori riserve petrolifere del mondo.La Habana riceve quotidianamente da Caracas circa 120.000 barili di petrolio, che paga con lavoratori sanitari, spediti nelle nostre terre.Proprio oggi ho pubblicato un post in cui alcune fonti anonime della compagnia statale petrolifera venezuelana PDVSA dichiaravano una serie di problematiche produttive che sembra stiano creando degli intoppi nelle spedizioni di petrolio verso Cuba.In ogni caso per innumerevoli anni, durante tutta la dittatura chavista, Cuba ha potuto fare affidamento, oltre che sul gran numero di barili di petrolio, anche su una serie di agevolazioni economiche, su crediti blandi, su milionari contratti come intermediari di importazioni venezuelane di alimenti e beni a paesi terzi.Non è tutto. In questo caso la logica della storia secondo la quale i paesi più benestanti riescono ad influenzare politicamente i vicini più poveri non si è verificata.A parte un sostententamento di circa 8.700 milioni di euro annuali, Cuba esercita un potere senza precedenti sul governo della più grande potenza petrolifera del Sudamerica. La cosa curiosa è che non è stato affatto imposto, Cuba non ha attaccato il Venezuela, i cubani non hanno dovuto sparare nemmeno un tiro all’inizio di questo processo. Sparano ora e per volere dello stesso Venezuela, ma questa è un’altra storia…
Dalla fine degli anni ’90 hanno iniziato ad arrivare molti cubani nel nostro paese, sotto invito di Hugo Chávez che ha deciso di mettere la sua sicurezza, la sua salute e molto altro ancora nelle mani dei suoi vicini isolani.Migliaia di cubani lavorano oggi nell’Amministrazione pubblica venezuelana, nella presidenza, nei ministeri, negli enti pubblici e nelle imprese statali. Sono burocrati, medici, infermiere, dentisti, scienziati, analisti, tecnici agricoli, maestri, informatici. Ci sono cubani anche nella sicurezza, nell’inteligentia e nelle Forze Armate.La maggioranza sono anche miliziani.
“In Venezuela abbiamo più 30.000 ‘rivoluzionari’ cubani degli 8,6 milioni di membri che fanno parte della nostra organizzazione”,
ha rivelato 2007 Juan José Rabilero, che allora era a capo dei Comitati di Difesa della Rivoluzione (CDR) cubani, durante un intervento pubblico tenutosi nello Stato di Táchira, in Venezuela.Niente lascia intendere che questa cifra possa nel frattempo essere diminuita. Si sa che il 70% della popolazione cubana forma parte del sistema di controllo e delazione.I cubani controllano il sistema di identificazione dei venezuelani, i loro documenti di identità ed i loro passaporti; i loro registri mercantili e gli atti notarili. Sanno cosa possiedi e che transazioni fai.Controllano anche i porti e gli aeroporti ed ogni punto di controllo in entrata e in uscita nel e dal paese.Il marchio cubano Albet, SA, dell’Università di Scienze Informatiche (UCI), che gestisce il Servizio Amministrativo di Identificazione, Migrazione ed Immigrazione (SAIME), ha tanto potere che non permette nemmeno l’accesso all’ultimo piano della sede centrale di Caracas ai venezuelani.Ma non è finita qui. Sono cubani i sistemi informatici della presidenza, dei ministeri, dei programmi sociali, dei servizi polizieschi e della compagnia statale petrolifera PDVSA, tramite la società Guardián del Alba.Secondo quanto riportato dalle ultime stime ufficiali, nel 2012 c’erano circa 44.804 collaboratori. Il generale ritirato Rivera ipotizza che oggi siano 100.000.La vendita di questi servizi, di qualità discutibile e le cui pagine web risultano di estetica castrista, è stata seguita da Ramiro Valdés, secondo vicepresidente del Consejo de Estado cubano, considerato l’uomo più vicino a Caracas, dopo Fidel e Raúl Castro.Nonostante i cubani siano soliti relazionarsi solo lo stretto necessario con la popolazione locale, secondo un vero e proprio regolamento disciplinare che sanziona le relazioni con nazionali, la loro presenza si sente.
“Si crea il paradosso che vede i cubani dipendere economicamente da noi pur avendo un’influenza politica su di noi molto forte”,
segnala la storica Margarita López Maya, che almeno all’inizio aveva simpatozzato con il progetto chavista prendendone le distanze negli anni successivi.I cubani sanno quasi tutto dei venezuelani, che incredibilmente non immaginano quanti cubani lavorino nel proprio paese e quanto la loro presenza e i loro servizi costino allo stato, che chiaramente mantiene tutto segreto.Secondo le ultime cifre ufficiali, risalenti al 2012, come abbiamo visto, in Venezuela se ne contavano 44.804, come collaboratori in quelle che sono state definite “missioni sociali”: 31.700 in ambito sanitario (11.000 medici, 4.931 infermieri, 2.713 odontoiatri, odontólogos, 1.245 optometristi e 11.544 non specificati), 6.225 in ambito sportivo, 1.905 in ambito culturale, 735 impegnati nelle attività agricole, 486 in ambito formativo e 54 destinati alle categorie protette.Senza ombra di dubbio oggi potrebbero essersi duplicati. Non esistono dati ufficiali sui cubani impegnati in ambito elettrico, edile, informatico o nella sicurezza del governo, ad esempio.I medici cubani vengono inviati in Venezuela sotto una specie di schiavitù moderna.Los médicos cubanos son enviados en carácter de esclavitud moderna”, afferma la ONG Solidaridad Sin FronterasIl generale ritirato Antonio Rivero, ex collaboratore di Chávez, garantisce che attualmente nel paese ci siano più di 100.000 cubani, tra cui 3.700 sarebbero funzionari del suo servizio di inteligentia, il G2.
“Solo tra la difesa e la sicurezza stimiamo possano esserci 5.600 persone”,
ed aggiunge che ci sono cubani anche nelle basi militari più importanti del paese.
“Nell Forze Armate ci sono circa 500 militari cubani che svolgono funzioni in aree strategiche: inteligentia, armamento, comunicazioni ed ingegneria militare. Anche in aria operativa e all’interno del Ministero della Difesa ci sono e anzi il Ministero dispone anche di un assessore cubano con il grado di Generale”.
Secondo l’ufficiale, che ha lavorato come capo di telecomunicazioni della presidenza ed è stato direttore nazionale della Protezione Civile, la presenza di Cuba in Venezuela ebbe inizio nel 1997, quando 29 agenti cubani si trasferirono a Margarita e nel 1998 aiutarono Chávez nella campagna elettorale in ambiti di inteligentia, informatoci e di sicurezza.Rivero chiese ferie nel 2010 e denunciò davanti alla Fiscalía e al’Assemblea Nazionale le tante interferenze di Cuba nelle Forze Armate con tanto di documenti, registrazioni e quasi un centinaio di fotografie.
Fu allora accusato di oltraggio all’Esercito e di “rivelare notizie private o segrete”.Oggi si trova in libertà condizionale.
“I militari cubani iniziarono ad arrivare nel paese nel 2007. Il loro operato si è orientato da subito nella costruzione di fortificazioni e in un concetto nuovo di guerra, che mira al coinvolgimento di popolazione civile nel sistema di difesa”,
ha spiegato il militare.Prima di questa denuncia Chávez aveva ammesso solo parzialmente questa forma di collaborazione, raccontando che “i cubani ci hanno spiegato come riparare le radio dei furgoni blindati, come stipare munizioni e bussole”.Nel 2013, l’opposizione ottenne e divulgò una registrazione nella quale il conduttore di un programma televisivo nel principale canale statale, Mario Silva, confermava la presenza di cubani nelle caserme. Nella registrazione si sentiva: “Ieri abbiamo avuto una riunione di inteligentia con due amici cubani, due ufficiali a Fuerte Tiuna”,diceva Silva all’agente cubano la presencia Aramís Palacios.Rivero afferma che per il paese sono transitati e continuano a transitare militari cubani di alto grado, come il generale Leonardo Andollo Valdés, secondo capo dello Stato Maggiore di Cuba, che “è incaricato di tutto il lavoro militare che svolgono i cubani nel paese nell’ambito della difesa e della sicurezza”.Andollo ed altri ufficiali sono stati fotografati in truppe militari del paese mentre ufficiali venezuelani condividevano con loro informazioni strategiche.
“Chávez ha sempre cercato che le nostre Forze Armate Nazionali (FAN) si adeguassero alla presenza cubana. Era fondamentale per consolidare il suo progetto socialista”,
sostiene Rivero.Un funzionario della Direzione Generale del Controspionaggio Militare (DGCIM), che ha preferito restare anonimo, ha indicato che tutti i suoi movimenti vengono seguiti molto da vicino da agenti de La Habana.Il Venezuela è il principale socio commerciale dell’ isola, prima ancora della Cina, del Canada e della Spagna.
“L’economia cubana è cresciuta a discapito di quella venezuelana, durante la crisi economica globale. Cuba riceve crediti dal Venezuela e appoggi per un totale di circa 8.700 milioni di euro all’anno, pari a 726 milioni di euro al mese!”, ha segnalato l’economista venezuelano Ángel García Banchs.Si tratta di un vecchio sogno accarezzato da Fidel Castro dagli anni ’60 quando aveva offerto soldi, educazione e uomini alla guerriglia venezuelana. Allora, come prima con l’Unione Sovietica, Cuba aveva trovato nel solo stato petrolifero dell’America Latina la sua gallina dalle uova d’oro.Non si conoscono i benefici economici che il Venezuela ottiene in cambio di questa alleanza con l’isola, che paga gli oltre 100.000 barili di greggio quotidiani mandando in cambio servizi professionali e tecnici che non hanno certamente competenze da offrire allo stesso valore del petrolio.Cuba esporta i suoi lavoratori ad un prezzo decisamente superiore rispetto a quanto li paga.Nel 2010, il Venezuela ha pagato circa 3.950 milioni di euro in servizi professionali, secondo uno studio dell’economista cubano Carmelo Mesa-Lago, professore dell’Università di Pittsburgh, “una media di quasi 100.000 euro annuali per professionista, 27 volte il salario medio di un medico venezuelano”. Come dire 8.225 euro mensili por collaboratore.Nel 2011, il Venezuela ha pagato ancora di più: 9.745 euro. La fattura della Missione Medica Cubana per i servizi prestati nell’ultimo trimestre di quell’anno, è pari a 925 milioni di euro.Solo una minima parte di questi soldi arrivano nelle tasche dei lavoratori cubani.Un medico cubano, infatti, riceve circa 180 euro mensili. Per ogni collaboratore che invia in Venezuela, però, Cuba di euro ne riceve 8.000.
“I medici cubani sono inviati dal regime de La Habana ad altri paesi sotto una sorta di schiavitù moderna, sottomessi a molte ore di lavoro e pagati una miseria”,
assicura Julio César Alfonso, della ONG Solidaridad sin fronteras.I funzionari che dirigono i collaboratori in Venezuela sono di alto livello.Il capo dell’ufficio delle Missioni Sociali Cubane in Venezuela, Víctor Gaute López, occupa il 16° posto nella Commissione Centrale del Partito Comunista cubano, formato da 118 membri.L’Ambasciatore cubano in Venezuela, Rogelio Díaz Polanco, è l’ultimo della lista.La Habana vende anche educazione.Il chavismo non ha mai avuto l’aspettativa di ottenere benefici commerciali, ma solo politici.È stato proprio Chávez ad ammettere che se non fosse stato per Fidel e la sua idea di lanciare le prime missioni sociali, che contribuirono ad aumentare la sua popolarità, avrebbe probabilmente perso il plebiscito del 2004 che lo mantenne al potere.La storica López Maya sostiene che “senza l’aiuto dei Governi venezuelani, probabilmente l’economia cubana sarebbe già collassata e che senza dubbio esiste una situazione subordinata alle politiche cubane, anche per l’esperienza che hanno nel socialismo”.
Per il momento la dipendenza è garantita.
Il presidente Nicolás Maduro, fedele ammiratore dei Castro sin dalla sua frequentazione della Scuola di Formazione Politica de La Habana e metà degli anni ’80, sembra quasi aver bisogno di loro, persino più di Chavez, per assicurarsi il controllo politico di tutta la società venezuelana.
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Fonte: El Universal