Finalmente alcuni giornali italiani hanno iniziato a sensibilizzarsi e a scrivere cosa accade davvero in Venezuela.
Diversi giornalisti hanno inoltre divulgato la notizia delle violenze subite dai ragazzi arrestati nel corso della prima manifestazione studentesca, lo scorso 12 febbraio.
Intanto, dal Venezuela, arrivano altri particolari inquietanti che rendono ancora più brutta e triste la vicenda.
Fonti ufficiali assicurano che negli ultimi 10 giorni siano state arrestate 506 persone, di cui 18 brutalmente torturate.
“Ci hanno costretti a spogliarci completamente minacciando di violentarci”, hanno dichiarato gli studenti arrestati.
I ragazzi hanno inoltre raccontato di essere stati picchiati, cosparsi di benzina, torturati con scariche elettriche e fuoco, colpiti brutalmente con i fucili alla testa e alla schiena, avvolti da gomma piuma e riempiti di botte con dei bastoni, violati sessualmente con dei fucili e di essere stati costretti in ginocchio per innumerevoli ore. Le varie denunce verranno presentate anche all’ONU, oltre che all’OEA.
Queste sono solo alcune delle barbarie e delle crudeltà inflitte dalle bestie in divisa ai nostri giovanissimi studenti, riportate dai loro avvocati.
“Le guardie mi hanno buttato perterra, tra un albero e una macchina, che utilizzavano per appoggiarsi per prendere slancio e saltarmi sulla testa. Ci hanno tenuti inginocchiati puntandoci i fucili contro la schiena e continuando a ripetere di doverci sparare. Poi ci facevano foto e ci domandavano ridendo come ci fossimo procurati quelle ferite, ci chiedevano se fossimo caduti o altro”.
Questo è solo uno dei vari, angoscianti racconti riportati dagli avvocati degli studenti.
In questo caso la terribile vicenda è quella di un giovanissimo studente dell’Università di Carabobo, che racconta di essere stato arrestato nella notte del 13 febbraio mentre abbandonava la protesta all’arrivo di vari motorizados incappucciati armati fino ai denti. I GNB lo avrebbero preso e portato al loro comando, vicinissimo al carcere di Tocuyito,dove è rimasto prigioniero fino a domenica 16 febbraio all’alba.
“Ci hanno dato stracci imbevuti di benzina da passarci su tutto il corpo e non smettevano di colpirci forte sulla testa, dicendoci che eravamo delle batterie. Non ci hanno permesso di andare in bagno, costringendoci ad usare sacchetti di plastica per i nostri bisogni”.
Alcune giovanissime donne sono state legate al letto e minacciate di venir uccise.
Luis Armando Betancourt, avvocato del Foro penale venezuelano a Carabobo, ha spiegato che molte delle torture fatte ai ragazzi si sono sapute solo dopo perchè i primi colloqui sono stati realizzati proprio negli stessi comandi dove erano stati portati dopo l’arresto e avevano una grande paura di ritorsioni.
Molti studenti si sono espressi liberamente solo dopo l’arrivo degli avvocati.
Ligia Bolívar, coordinatrice del Centro dei Diritti Umani della UCAB, ha inoltre segnalato che in molti casi gli avvocati non hanno potuto incontrare i loro clienti privatamente, ma solo davanti ad un funzionario statale a controllarli.