La vita ai tempi del coronavirus. Diario del 24 febbraio 2020

di Francesca

Colombia, San Andrés, 24 febbraio 2020

 

Care bambine,
Siamo in Colombia da qualche giorno e solo adesso riprendo contatto con la realtà.
Il viaggio questa volta è stato interminabile, perché abbiamo dovuto prendere 3 diversi aerei per arrivare a San Andrés e viaggiare con la nonna risulta sempre più complicato per via dell’enfisema che purtroppo non le da’ pace.

Abbiamo trascorso la prima notte a Bogotá e quando ci siamo svegliati ci siamo resi conto di aver scampato per solo un giorno tutto quello che sta accadendo in italia.

Un uomo di 38 anni di Codogno, in provincia di Lodi, ha riscontrato problemi respiratori.

Quest’uomo non solo ha la mia età, ma sembrerebbe essere anche la persona più sana e sportiva del pianeta da quanto si legge sui giornali.

Pare che avesse l’influenza da poco meno di una settimana e che al quarto giorno, visto che non accennava a passare, si sia presentato in pronto soccorso a Codogno dove gli sono state fatte delle lastre che hanno evidenziato una leggera polmonite.

Ciò nonostante la situazione non sembrava grave a tal punto da prevedere un ricovero e così è tornato a casa.

Il giorno successivo, però, sentendosi ancora male, sarebbe tornato in ospedale scoprendo che in pochi giorni la polmonite si era aggravata di molto e, grazie all’accortezza di una dottoressa, ha così scoperto di essere il paziente numero 1.

Al momento è in terapia intensiva e lotta tra la vita e la morte.

Pensate che sua moglie è incinta.

Che disgrazia, speriamo ce la faccia.

Quando è arrivato la seconda volta in ospedale, si legge sui giornali, aveva sviluppato in nemmeno 24 h una polmonite molto grave.

16 casi di coronavirus tra Lombardia e Veneto

Questo è successo la scorsa settimana e nemmeno 3 giorni fa sono stati confermati sedici casi di Coronavirus: 14 in Lombardia e 2 in Veneto.

Questo virus inizia a farmi paura, si sta diffondendo molto velocemente e, come temevo, è arrivato anche da noi in Italia.

Da qui seguiamo le notizie a distanza e iniziamo a preoccuparci.

Qualche amico ci raccomanda attraverso Whatsapp e i social di non tornare in italia.

Noi siamo in vacanza e questa è a tutti gli effetti la settimana delle vacanze di Carnevale, con le scuole chiuse.

Mi domando perché, se c’era stato un minimo sentore della gravità di questo virus, ci abbiano lasciati partire lo stesso.

Forse è un bene che si stia verificando ora che tanta gente è fuori dalla Lombardia e, non ve lo nascondo, ci stiamo riflettendo seriamente sul fatto di restare qui.

Da Milano arrivano foto catastrofiche che mi hanno ricordato  subito la situazione venezuelana.

Leggiamo di veri e propri saccheggi nei supermercati e le foto non sono delle bufale come quelle che solitamente vengono diffuse sui social.

Sono purtroppo vere ed arrivano da fonti più che attendibili.

Noi italiani iniziamo a essere guardati come untori da mezzo mondo.

Pensate che ieri, 23 febbraio, un volo decollato da Roma e diretto alle Mauritius, è stato fermato al suo arrivo e i passeggeri provenienti da Lombardia e Veneto, anche quelli senza sintomi, sono stati rimpatriati.

Luisa, che sta aiutando sempre più spesso il suo fidanzato Paolo in farmacia, mi racconta che la situazione sta proprio sfuggendo al controllo anche in provincia di Bergamo.

L’ho sentita molto agitata, mi ha raccontato di aver fatto la spesa preoccupata da questa situazione e mi ha detto che in pochissime ore in farmacia sono arrivate moltissime persone per comprare l’Amuchina e le mascherine chirurgiche.

Sono giustamente preoccupati per la mamma di Paolo che è malata e quindi con un sistema immunitario già compromesso, oltre che per la nonna, 96enne.

Il mio pensiero vola anche a mia nonna, la vostra bisnonna, che si trova in una casa di cura a Roma.

Mi chiedo se riuscirò a rivederla e spero di sì.

La prima cosa che farò quando sarà possibile sarà di andare a trovarla a Roma.

Nonna resisti e aspettami, per favore.

Tornando alle notizie che stiamo leggendo da qui e tornando quindi a Codogno, che per il momento è sicuramente una delle zone che destano maggiore preoccupazione, dopo la scoperta del ’paziente 1 (la sera del 20 febbraio) la serrata dei negozi e di tutte le attività commerciali è stata quasi totale.

Tutto chiuso già dal pomeriggio del venerdì.

I sindaci della zona, con apposite ordinanze, avevano disposto che restassero aperti solo i piccoli negozi che vendevano alimentari.

E così è stato per tutto sabato 22 con difficoltà persino a trovare il pane.

Successivamente, da ieri è entrato in vigore il primo decreto del presidente del Consiglio.

Hanno cominciato a riaprire i supermercati (inizialmente a turno), ma sono rimaste sbarrate tutte le altre attività: bar ovviamente, ma anche aziende piccole e grandi, banche, assicurazioni, tabaccai, edicole e uffici postali.
Persino le fermate dei treni erano state soppresse.

La sensazione è che gli italiani si stiano dividendo tra ansiosi e non.

Noi, forse per via della distanza, rientriamo nella seconda categoria.

I social, che presto potrebbero rivelarsi fondamentali, al momento creano confusione e sollevano polemiche.

Con il fatto che l’amuchina è finita in quasi tutte le farmacie, girano un sacco di tutorial per farsi da soli il tanto desiderato liquido igienizzante.

I bancali dei supermercati sono completamente vuoti.

Iniziano a consigliare alle persone che presentano sintomi di chiamare il numero di emergenza 112 invece di andare direttamente in ospedale per limitare la diffusione della malattia.

Il Ministero della Salute ha fornito un sito web e un numero telefonico (1500) con cui le persone possono ottenere gli aggiornamenti e informazioni sulla situazione  in Italia, nonché segnalare casi sospetti.

L’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute hanno anche pubblicato un primo manifesto, con il supporto degli Ordini professionali di medici, farmacisti, veterinari e infermieri e delle principali società scientifiche e associazioni professionali, oltre che della Conferenza Stato-Regioni, che elenca dieci punti con le indicazioni su come lavarsi le mani, pulire le superfici e confutando le principali false notizie.

Tre giorni fa è stata diramata anche un’ordinanza che prevedeva la quarantena obbligatoria per chi fosse stato a contatto con persone positive per l’infezione virale, e sorveglianza attiva e permanenza domiciliare per chi fosse stato nelle aree a rischio nei 14 giorni precedenti, con obbligo di segnalazione alle autorità sanitarie locali.

L’ordinanza non ha una durata prestabilita, poiché la situazione sarebbe da monitorare giorno per giorno e le decisioni andrebbero assunte in base all’evoluzione del quadro generale

Inizio a pensare che non possa trattarsi solo di allarmismo eccessivo e non credo che sia ancora il caso di definirla “una forte influenza”  visto quello che sta accadendo.

Speriamo.

Non possiamo fare altro che sperare.

Vi abbraccio.

Mamma

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