Alla scoperta del Levante
Un anonimo scrisse che…
un viaggio lo vivi tre volte:
quando lo sogni, quando lo vivi e quando lo ricordi.
Ci sono vari tipi di viaggio, diversissimi tra loro, ma ciò che per me li accomuna tutti è quella sensazione che al ritorno mi fa sentire diversa, con l’anima più leggera e più completa allo stesso tempo, come se ogni luogo visitato mi avesse consegnato una piccola luce che brillerà per sempre dentro di me.
Grazie a delle guide d’eccezione e a un’organizzazione attenta, i blog tour, per esempio, accompagnano un gruppo di viaggiatori, curiosi per professione, alla scoperta di realtà incastonate meravigliosamente in territori che incantano chi ha la fortuna di ammirarne le radici.
Il 23, 24 e 25 ottobre scorso, è stato proprio uno di questi viaggi a farmi vivere un’esperienza di sole, mare, salsedine, profumo di terra, eccellenze e storie.
Bellissime storie raccontate dai protagonisti e dal territorio che li ha visti nascere, crescere e che ne ha rapito i cuori, per sempre.
Insieme ad altre amiche blogger (Giovanna Hoang di Le Petite Xuyen, Silvia Pasticci, Valentina Masotti di Ricette e Racconti e Daniela Vettori deLe Cinque Erbe) ho percorso i sentieri di una Liguria meravigliosa, che ha saputo muovere in me le corde giuste, condendo di prorompente emotività i tre giorni di tour.
La compagnia, decisamente buona, è stata la ciliegina sulla torta di questa esperienza.
Il nostro tour è stato organizzato da H-FARM e coordinato da Carlo Vischi e Andrea Casadei per conto del progetto Milano Sanremo del Gusto, progetto multiregionale che vede Regione Liguria come capofila, insieme a Lombardia e Piemonte.
La prima tappa di questo bel percorso ci ha portato a sederci attorno a un tavolo de Il Ristorante Il Genovese.
Il locale si trova a Genova ed è di Roberto Panizza, conosciuto anche come “Re del Pesto”.
L’intento dello chef è stato chiaro fin da subito: farci innamorare della Liguria prendendoci per la gola.
I suoi argomenti, devo dire più che convincenti, sono stati: un fritto misto “alla genovese”, completo di prelibatezze della tradizione ligure (panissa, latte brusco, trippe fritte), pansoti al sugo di noci, trofie di farina di castagne al pesto.
Ben rimpinzati e felici, salutiamo il ristorante di Roberto e ci dirigiamo verso Sestri Levante dove ho scoperto un luogo che definire bellissimo sarebbe riduttivo.
Questa Sestri, che ha acceso un autentico trasporto, è adagiata tra due baie il cui nome, decisamente evocativo, partecipa alla magia e alla suggestione che questo luogo esercita sui visitatori.
Alla Baia del Silenzio e alla Baia delle Favole basterebbero i toponimi per conquistare il viaggiatore, un po’ come accade con il canto delle sirene, ma qui c’è molto di più.
Ad accoglierci a Sestri Levante c’è Francesco Guerisoli del Bed &Breakfast Portobello, un posticino delizioso, curato nei più piccoli dettagli, perfetto per gustare un po’ di tranquillità, riparato in un carruggio e a due passi dalla Baia Portobello, per l’appunto.
E’ qui che alloggeremo e così, dopo un breve riposino ritemprante, il richiamo di tutte le meraviglie che ci circondano ci invita ad uscire nuovamente, per una passeggiata.
Sul nostro fortunato percorso che ci porta a conoscere meglio Sestri, incappiamo nella Sciammadda dei Vinaccieri Ballerini, locale che ci avrebbe ospitati per l’aperitivo e in cui conosciamo il simpaticissimo Daniele Ballarini.
Marzia Dentone, della Cooperativa Terra Mare, ci accompagna nel nostro cammino e la sua presenza è fondamentale come quella di un faro dato che sarà lei ad accompagnarci nel nostro vagabondare in questi luoghi, e sarà lei ad illuminare tutto ciò che incontreremo raccontandoci aneddoti particolarmente succosi, come quello legato alle tante finestre dipinte sulle facciate delle case di Sestri Levante.
Questi trompe l’oeil compaiono così frequentemente da queste parti per un motivo essenzialmente pratico.
Si tratta di un modo particolarmente artistico utilizzato tempo fa per evitare di pagare una tassa, una “imposta”, sulle finestre.
Da qui deriva il nome del serramento, che moltissimi degli abitanti di Sestri si accontentavano di dipingere sulle facciate creandone semplicemente l’illusione.
Camminando e raccontando, arriviamo alla vicinissima Baia del Silenzio, dove ci appare subito chiaro il motivo per cui Hans Christian Andersen dedicò a questo angolo incantevole delle righe appassionate, dopo aver soggiornato a Sestri Levante per un periodo.
In questa baia si trova una riproduzione della statua della Sirenetta di Copenhagen, a simboleggiare il legame tra lo scrittore e la meraviglia di questo fiabesco angolino di mondo.
Del silenzio di questa baia, dove il rumore del mare è l’unico suono che cullerà il vostro udito, ne hanno fatto tesoro anche i Frati Cappuccini che decisero di stabilirsi qui dove le condizioni per il raccoglimento e la preghiera sono ideali, e dove il contatto con la Natura, veicolato anche dalla vista mozzafiato sulle due baie di Sestri, evidentemente, rende ancora più immediato quello con il Creato e con Dio.
Il convento, che ospita questi frati, non è semplicemente un luogo di culto dedicato alla contemplazione, ma qui viene offerto un servizio di mensa per i bisognosi, e un presepio che è quasi un gioiello è allestito tutto l’anno, in mostra per i visitatori.
La nostra passeggiata nel Tigullio termina, a fine giornata, al Frantoio Bo.
Qui il Signor Carlo Bo ci riceve calorosamente, rubando tempo agli impegni di un periodo dai ritmi serrati. La visita al frantoio è stata breve, ma intensa.
Ascoltavamo i racconti legati al frantoio di Carlo, assaggiando un olio tanto prezioso quanto è la passione di chi lo produce.
Entrare al Frantoio e sentire il profumo pungente, delizioso, inconfondibile dell’olio d’oliva che si vede sgorgare brillante e delicato mi ha fatto venire in mente una frase di Calvino che descrive alla perfezione una realtà che meriterebbe di essere conosciuta più a fondo:
“Dietro la Liguria dei cartelloni pubblicitari, dietro la Riviera dei grandi alberghi, delle case da gioco, del turismo internazionale, si estende, dimenticata e sconosciuta, la Liguria dei contadini”.
Un tramonto infuocato di poesia su Baia della Favole ci rapisce senza possibilità di scampo, ma c’è Fabrizio, primo Mastro Birraio italiano, che ci aspetta a La Sciamadda dei Vinaccieri Ballerini e saprà bene come recuperare la nostra attenzione.
Fabrizio, con alle spalle una formazione ricevuta in Germania, è il papà di Birra Leo.
E’ consulente in vari birrifici e gestore di un locale che abbina birra e cucina tirolese.
Ora, però, siamo in Liguria, quindi lasciamo che lui e Daniele stuzzichino il nostro appetito con delle meravigliose mini farinate di CECI, accompagnate da una birra bianca della Taverna del Vara e una birra ambrata prodotta dal Piccolo Birrificio Clandestino di Livorno, nato qualche anno fa dalla passione di due ragazzi originari delle lontane terre del Nord Europa.
Intenti alla degustazione e distratti dalle chiacchiere in un clima estremamente gioioso e rilassato, ci siamo buttati sulle indimenticabili farinate. Non farinate qualsiasi, ma delle monoporzioni di farinata classica e alla cipolla che scopriamo essere un’esclusiva del locale che ci ospita, La Sciamadda dei Vinaccieri Ballerini.
Dopo questo appetitoso inizio, proseguiamo in direzione di un altro locale gestito dalla famiglia Ballarini, La Cantina del Polpo.
Accompagnati da Daniele, iniziamo un percorso volto a scoprire una cucina legatissima al territorio, ma perfettamente fusa con tecniche e ingredienti nuovi che provengono, a volte, anche da altri continenti.
La cena si apre con un cocktail a base di liquore di birra (una birra natalizia, va specificato, di Birra Leo) e lo spumante di casa Ballarini.
Questo drink è solo l’inizio di quella che sarà una serata di vera e propria festa per il palato.
Ci vengono presentati: frittelle di farina di ceci, cuculli in dialetto, con maionese al Tìo Pepe, polpo scottato a 300°C su letto di crema di zucca con un disco di panissa con semi di zucca tostati, un cubo di tonno tonnato con capperi fritti e cialda croccante di pan focaccia, poi un rocher di patate, gamberi e menta infarinato nella farina di ceci, passato nelle foglie di mandorla e servito su una composta di peperoni verdi all’arancia fatta con zucchero di canna e foglia di oro alimentare.
La fine del mondo.
Arrivano, quindi, gli spaghettoni fatti in casa, trafilati a mano e conditi con ragù di calamari, frutti di mare e katsuobushi, ovvero i famosi e pregiatissimi petali, leggeri leggeri, di tonnetto affumicato che in Giappone viene utilizzato spessissimo nella cucina tradizionale.
E poi, dulcis in fundo, arriva Marina, ovvero la sorella di Daniele.
Non paga di averci coccolato durante tutta la serata rispondendo alle nostre domande, di essersi prodigata in spiegazioni dettagliate riguardo a ingredienti e procedimenti, di averci dimostrato una gentilezza rara, ci porta un dolce tanto bello quanto squisito:“Ops… mi è caduto il magnum”.
Questo concentrato di fantasia, simpatia e estrema bontà ha tutta l’aria di un gelato scivolato dalle mani, ma in realtà è una monoporzione di semifreddo al dulce de leche con cioccolato fondente e bianco su letto di brownies, meringa alla nocciola e caramello.
Una vera e propria festa per i golosi.
Durante la cena abbiamo avuto modo di assaggiare Stella Maris, un vino bianco che è la perla della famiglia Ballarini. Un vino particolarissimo, che dopo aver riposato per qualche mese all’interno di botti in fondo al mare, presenta note preziose in struttura e sapidità grazie al lieve movimento ondulatorio della corrente marina.