Vi ricordate quando anni fa vi avevo parlato dell’irrinunciabile Dottor Google?
Ovvero della sbagliatissima abitudine di consultare l’oracolo Google, notoriamente laureato in medicina, per qualsiasi forma di disturbo.
D’ora in avanti avremo una nuova ospite qui sul blog.
Si chiama Paola Piumazzi ed è una farmacista.
Benvenuta Paola e grazie per essere saltata a bordo!
DOTTOR GOOGLE SÌ O NO?
Faccio la farmacista da “qualche” anno (e ne scrivo anche su FARMACIA IN PILLOLE) e, inevitabilmente, assisto già da un po’ all’evoluzione 2.0 del mio lavoro, ovvero il dovermi confrontare quotidianamente con il Dottor Google.
Il sito vero e proprio è attivo solo negli Stati Uniti, ma sono sempre più i pazienti che arrivano in farmacia brandendo stampe o direttamente smartphone in cui sono riusciti a diagnosticarsi la più rara delle sindromi oppure a trovare la panacea di tutti i mali (che quasi sempre è qualcosa di inutile o poco funzionante).
Secondo le statistiche correnti, l’1% della popolazione mondiale ricorre abitualmente alla consultazione online dei siti dedicati all’autodiagnosi.
Siamo 7 miliardi, l’1% è circa pari a 70 milioni di persone, a cui vanno aggiunte quelle che non possono consultare il Dottor Google, più quelli che lo fanno saltuariamente, sommati a chi cerca alla cieca nel web…
Beh, capite da soli che guerra c’è da fare tutti i giorni in una farmacia!
Si, perché ormai è finito il tempo de “il farmacista è un’autorità insindacabile” (colleghi, è finito.. FI-NI-TO!), il pubblico arriva sempre più informato, complice internet, su quel che gli succede e come deve curarsi.
Ma questa è una cosa giusta?
Prima di dare giudizi, vediamo come funziona il Dottor Google.
Il programma comprende una gamma di sintomatologie, associabili alle patologie più comuni (si suppone quelle che richiedono l’automedicazione come rimedio), e su quelle sembra abbastanza affidabile.
Dopotutto è stato realizzato con il sopporto di un’equipe medica.
Ma, siamo onesti: se ho dei sintomi strani, difficilmente mi accontenterò di sapere che ho mal di testa. Per di più, me lo sta dicendo uno schermo…
Che si fa? Ovvio, come facevamo da piccole quando giocavamo a capire se lui, il ragazzino biondo, ci amava…
Due su tre!
Il problema che gli amici di Google hanno sottovalutato è quello della Cybercondria, ovvero l’ipocondriaco telematico.
L’ipocondria è generata da un fortissimo stato ansioso, che ci fa pensare che moriremo stanotte, perché tutte le malattie del mondo sono racchiuse nel nostro corpicino, comprese quelle che ancora non esistono.
Immaginiamo questa cosa rapportata all’avere una App o un sito che possono ascoltarci e darci diagnosi per giornate intere… E Succede il finimondo!
Noi (gli operatori sanitari) ci mettiamo le mani nei capelli.
Non posso mettermi nei panni di un medico, ma da farmacista ho parecchia esperienza su questo argomento.
Si sa che la farmacia è il luogo dove chiunque non si senta bene va in prima battuta, prima del medico e, a volte, prima del pronto soccorso…
Ergo, noi siamo tenuti a capire come rassicurare e come indirizzare il paziente (e a sapere di cosa stiamo parlando, essere costantemente aggiornati e preparati, perché i clienti ne sanno molto più di tanti di noi, fidatevi).
Ora pensate, ad esempio, al paziente che scambia l’addome per i reni, oppure la persona che non ha capito che ittero ed epatite non sono la stessa cosa, o quello che è convinto che un fischio a livello toracico, dopo una brutta bronchite, sia un soffio al cuore, perché “eh, dottoressa… Fa un suono tipo soffio, Fffff”.
Cosa potranno mai trovare online queste persone? Qualsiasi cosa!!!
Va da sé che il primo consiglio è quello di consultare un medico.
Il secondo fatto da tenere in conto è che, si sa, per ogni problema, esiste una soluzione.
E qua via libera alla fantasia e alle intossicazioni da medicinali da banco e da fitoterapici.
Memorabile la signora che si è letteralmente ustionata la mucosa gastrica e intestinale per via di litri di infuso di zenzero (concentratissimo) che assumeva quotidianamente per digerire e perdere peso (no, lo zenzero non fa il miracolo, mettetevelo in testa!).
Potrei stare per giornate intere su questo argomento, ma siamo arrivati al punto di dover dare una risposta alla domanda di prima: è giusto sostituire il dottore o il farmacista con internet?
No, decisamente no, e le ragioni fondamentali sono due: la prima è che, per poter fare queste cose, è necessaria una certa dimestichezza e una certa cultura (non me ne vogliate e non vi offendete, ma se per ogni professione ci sono anni e anni di studi e di tirocinio, una motivazione ci sarà); la seconda, altrettanto importante, è che le medicine sono tutte uguali, ma le persone no, hanno le loro milioni di diversità, anche nelle più piccole sfumature.
Ecco perché le malattie, i loro sintomi e decorsi e l’azione stessa dei farmaci, sono diversi da un individuo all’altro.
Ricordiamocelo la prossima volta che apriamo il pc.
Paola Piumazzi – farmacista e autrice del blog “Farmacia in pillole”
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