“…se li lasciamo fare. Perché se osassero, nel (mezzo del) film di terrore spegniamo a loro (gli oppositori) il televisore… E noi sappiamo come… a buon intenditore, poche parole… (le parole scandite lentamente). Voi mettetevi a pregare, oligarchi della destra, perché la rivoluzione trionfi il 6 di dicembre. Mettevi a pregare, fin da ora, perché ci sia pace e tranquillità e così voi vi togliete quello di dosso. Perché altrimenti, scendiamo nelle strade e nelle strade noi siamo ‘candela con burrundanga’ (n.d.t.: fiamme e pestilenza), avete sentito? È meglio che rimaniamo qui tranquillini, governando per il popolo e tutti felici, pensioni per i vecchietti, case per il popolo, educazione pubblica e la rivoluzione avanzando, vero? (rivolto all’udienza davanti a lui)”.
No, non era la trascrizione di un monologo tratto da un film di mafia o di torture a prigionieri, per quanto il tono di voce che pronunciava queste parole, sarebbe stato perfetto nel ruolo del torturatore che vuole estorcere qualcosa al proprio prigioniero.
Il prigioniero in questo caso, è il popolo del Venezuela e chi pronuncia queste parole è il presidente della repubblica Nicolàs Maduro. La location è un programma televisivo mandato in onda sul canale di stato, quello che pagano i venezuelani tutti. Il messaggio subliminale è rivolto agli elettori che si apprestano a votare a favore dell’opposizione al regime (in tanti, come affermano tutti i sondaggi), in cotanto clima democratico, nelle prossime elezioni parlamentari che si svolgeranno il 6 di dicembre.
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