“Vincere come sia”, in qualsiasi modo, senza porsi scrupoli né limitazioni di nessun genere. Questo, il messaggio che il presidente del regime venezuelano Nicolàs Maduro sta portando in tutti gli angoli del Venezuela, di persona o su tutte le reti televisive controllate dal regime durante i suoi sproloqui interminabili, nella campagna politica che precede le elezioni parlamentari nel paese, che si svolgeranno fra 10 giorni.
Con la sua carica esplosiva, questo messaggio viene colto da tutti quei gruppi paramilitari, armati e coordinati dallo stesso regime, che trovano una missione ben remunerata nel commettere qualsiasi tipo di violenza sulla cittadinanza, usando così questa risorsa come strumento di potere, di oppressione e terrore sul popolo inerme.
Da giorni, la frase viene usata come una litania dal mandatario e avendo colto nel segno, ecco apparire episodi di violenza nelle manifestazioni che i leader oppositori stanno svolgendo lungo tutto il territorio nazionale. In giorni passati, i leader Maria Corina Machado e Henrique Capriles Radonsky furono allontanati dalle assemblee che avevano indetto nelle piazze: la prima a suon di botte e spintoni, il secondo addirittura a spari. Nel fine settimana scorso a Petare, uno dei rioni di maggior densità di popolazione della capitale, durante un meeting di piazza, un commando di “colectivos” ha fatto irruzione a visi coperti da passamontagna e con armi lunghe, sparando raffiche per disperdere la folla numerosa che si era riunita ad ascoltare il deputato oppositore Rafael Pizarro.
Anche ieri, sempre a mano dei colectivos, Capriles Radonsky è stato cacciato a spari da una manifestazione pubblica nello stato Bolivar, mentre la moglie di Leopoldo Lòpez Lilian Tintori, prima nello stato Nueva Esparta e poi nello Stato Guàrico, ha dovuto lottare contro ostacoli burocratici e umani per poter indire un’assemblea di piazza insieme ad altri rappresentanti della coalizione di opposizione MUD che lì si trovavano.
E proprio in quest’ultimo comizio, ecco scapparci il primo morto della campagna di odio elettorale che ha scatenato il proprio Maduro: il segretario generale di AD (partito oppositore al regime) per lo stato Guárico, Luis Manuel Díaz, è stato assassinato alle 7:00 pm mentre si trovava sul palco proprio di fianco a Lilian Tintori. Un commando di uomini armati è giunto su una macchina e ha aperto il fuoco verso il palco, colpendo mortalmente il dirigente oppositore, mentre gli altri dirigenti hanno trovato rifugio nei negozi circostanti.
Nel frattempo, il silenzio assordante della presidenza, dell’ufficio stampa del governo e dello stesso CNE (Consiglio Nazionale Elettorale) che dovrebbe sorvegliare sul rispetto delle norme etico-politiche durante la campagna elettorale, spicca sul clima rarefatto del paese.
Le reazioni di sdegno della gente non si è fatta attendere in modo massivo e incisivo, lasciando ipotizzare che la strategia di terrore innescata dal regime, anziché fungere da deterrente per la popolazione votante, ha invece scatenato una reazione contraria, per la quale si prevede un’affluenza da record alle urne.
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