(Foto: Ida Chessa)
Come inizia la nostra storia in Venezuela
Spesso mi si chiede che tipo di legame io abbia con il Venezuela.
Senz’ombra di dubbio mi sento venezuelana al 100%, per nascita, mentalità ed imprinting, ma nelle mie vene scorre solo e soltanto sangue italiano. Per essere precisa nei miei geni c’è un po’ di tutto: Emilia e Lombardia da parte di padre, Lazio/Campania e Abruzzo da parte di madre.
I miei nonni materni sono stati tra i molti che, negli anni immediatamente successivi alla Guerra, hanno scelto di emigrare all’estero, scoprendo gli allora inesplorati ed incontaminati territori dell’America Latina.
Si stima che già negli anni Venti gli italiani presenti in Venezuela fossero circa 5.000, per lo più stanziati nella città di Caracas. Nella seconda metà degli anni Quaranta, anni in cui i miei nonni si trasferirono nel Distrito Federal, Marcos Pérez Jiménez, allora ministro della difesa in Venezuela (poi divenuto presidente nel 1952) promosse l’immigrazione dall’ Europa, allora devastata dalla seconda guerra mondiale.
Proprio in quegli anni quasi un milione di stranieri vi si trasferirono, e fra questi oltre 252.000 erano italiani (Cfr. Vittorio Briani, Il lavoro italiano oltremare, Roma, Ministero degli affari esteri Ed., 1975). Gli italiani nel censimento del 1961 costituivano la comunità straniera più numerosa del Venezuela, precedendo sia quella spagnola che portoghese.
Nel 1976, secondo il Censimento Nazionale del 1971, vi erano oltre 210.350 residenti italiani e 25.800 naturalizados (ossia italo-venezuelani che avevano preso la cittadinanza venezuelana), mentre si calcola che negli anni ’80 gli Italo-venezuelani fossero circa 400.000, includendo (oltre agli italiani emigrati dall’Italia) più di 120.000 discendenti di seconda e terza generazione.
Lo storico Santander Laya-Garrido ha stimato che nel 2000 noi venezuelani con almeno un nonno (o bisnonno) emigrato dall’Italia eravamo quasi un milione. Attualmente gli italiani residenti ufficialmente in Venezuela sono circa 130.000, a causa della mortalità, rimpatri, naturalizzazioni e, a partire dagli anni novanta, anche a causa di una grave crisi economica.Per una serie di motivazioni, mi ero imposta di non esporre troppo le mie opinioni politiche. Almeno non per il momento.